A quel punto individuare il colpevole è stato come fare due più due: il piccolo Xiao, il figlio undicenne di Li, si era da tempo appassionato a Honour of Kings e, come ha ammesso lui stesso una volta smascherato, aveva finito per diventarne dipendente. Padre e figlio, che vivono a Shenzhen, una delle città più grandi e più costose della Cina sudorientale, sono stati intervistati da Shenzhen Television, ai cui microfoni Xiao ha consegnato la propria confessione: «Un mio amico mi aveva dato un telefonino per poter giocare insieme. Io volevo solo aggiornare il potere delle mie armi ogni volta che perdevo. Poi, pian piano, ho cominciato a comprare le "pelli" che consentono ai personaggi di cambiare aspetto. Ho comprato 55 personaggi, ma solo pochi erano gratuiti. Solo per il vestito di "Li Bai" ho speso 65 euro, mentre l'acquisto più costoso è stato di 120 euro».
«Avevo lavorato molto duramente per mettere da parte quei soldi - ha detto il padre - e quando ho scoperto tutto mi sono arrabbiato molto: ho preso il telefonino di mio figlio e l'ho distrutto». Prima che il piccolo Xiao possa riaverne in mano uno passerà sicuramente molto tempo.
L'unico lato positivo della vicenda viene da Tencent QQ: la società di messaggistica, tramite la quale Xiao accedeva al gioco, ha detto di aver sospettato che quelle transazioni potessero essere state effettuate da un minorenne e ha dichiarato che rimborserà parte del denaro a Li Hui.
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