Caso Marò, l'Italia: «Argomenti India poco credibili, siamo fiduciosi»​

Caso Marò, l'Italia: «Argomenti India poco credibili, siamo fiduciosi»​
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Martedì 11 Agosto 2015, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 17:59

«Siamo fiduciosi». Al termine di due giorni di botta e risposta con l'India, in un confronto dai toni spesso duri, sulle carte come nell'aula del Tribunale internazionale sul diritto del mare di Amburgo, l'Italia aspetta con fiducia il verdetto, previsto il 24 agosto, sulle richieste urgenti avanzate per tutelare i due marò in attesa che si costituisca e si pronunci (tra alcuni anni) la corte arbitrale.

Forte del «lavoro preparatorio eccezionale» delle istituzioni team legale guidato dal britannico di origini italiane, Sir Daniel Bethlehem, che ha esposto il caso «in modo chiaro e molto serio e con un grosso fondamento giuridico», l'ambasciatore Francesco Azzarello ha invitato il Tribunale a «prendere qualsiasi decisione ritenga necessaria. Decisione che noi rispetteremo».

Perchè se c'è una cosa che proprio non è andata giù alla delegazione italiana, è stata quella dell'accusa indiana sulla «malafede» dell'Italia «che non rispetta gli impegni presi». «L'accusa di essere un Paese che non mantiene la parola è del tutto inaccettabile.

Gli impegni presi in India riguardo al caso sono sempre stati onorati», ha replicato Azzarello, stamani in aula.

Ma l'India non arretra, neanche su questo punto. Nella sessione dedicata alle repliche di Delhi, certamente più pacata di ieri, l'avvocato di parte indiana, il francese Alain Pellet, è tornato a sostenere che, se a Salvatore Girone fosse concesso di rientrare in Italia, «ci sono forti possibilità che non tornerebbe più in India per farsi processare», nemmeno se dovesse deciderlo in futuro l'arbitrato internazionale.

Le richieste dell'Italia al Tribunale riguardano proprio il rientro di Girone in patria e la permanenza di Massimiliano Latorre fino alla fine della procedura arbitrale. E che l'India sospenda qualsiasi tipo di giurisdizione sulla vicenda. «L'India ha costruito un castello di carte» al solo scopo di «continuare a esercitare la propria giurisdizione penale sui due Marine», ha detto Bethlehem.

«L'atteggiamento dell'India si spiega con l'assenza di qualsiasi argomento legale credibile», gli ha fatto eco Azzarello, invitando la corte a decidere anche eventuali «forme di controllo» sui due marò una volta rientrati in Italia. Dal canto suo Delhi ha contestato i motivi di «urgenza» avanzati da Roma dopo tre anni e mezzo di attesa. E ha respinto la responsabilità dei ritardi: «Basta screditare la giustizia indiana», è stata «l'Italia a chiedere alla Corte Suprema che la Nia (l'agenzia antiterrorismo indiana, ndr) non indagasse più sul caso», con il risultato della «sospensione della procedura penale al tribunale ad hoc e del mancato capo d'accusa», ha detto l'Additional Solicitor General, P.S. Narashima.

«No a tutte le richieste italiane», ha poi ribadito l'agente del governo di Delhi, Neeru Chadha, concludendo le repliche indiane in pochi minuti, utilizzati soprattutto per ringraziare i giudici, lo staff e «gli amici italiani per la cooperazione nel corso della procedura». L'Itlos potrà ora decidere di accogliere le richieste italiane in toto o in parte, di respingerle o di decidere «misure provvisorie» diverse da quelle chieste dall'Italia.

Fonti del Tribunale escludono però che tra le misure possa esservi anche quella di affidare Girone a un Paese terzo, come ipotizzato nelle scorse settimane. Dalla sua casa a Taranto, Latorre ha seguito con apprensione le udienze di Amburgo: «Questi due giorni sono stati caratterizzati da un buon lavoro della delegazione del Governo Italiano. Ma ora, e come accade ormai da più di tre anni, non ci resta che restare uniti e con le dita incrociate affinchè si possa avere una giusta sentenza e rivedere finalmente in Italia Salvatore», ha scritto il fuciliere su Facebook. Ma in Italia non manca la polemica.

«Il governo italiano ha impiegato tre anni a compiere il passo che noi di Fratelli d'Italia, con me stesso, Giorgia Meloni e Giulio Terzi di Sant'Agata in prima fila, chiediamo dall'inizio», ha dichiarato Ignazio La Russa evocando la stessa posizione espressa sui social network dall'ex ministro degli Esteri. «La speranza - ha aggiunto - è che il colpevole e ingiustificato ritardo non pregiudichi l'esito del ricorso al Tribunale del mare e che la lunga e incredibile immobile attesa italiana non sia interpretata come segno di debolezza della bontà delle nostre tesi».

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