Carneficina in Libia, centinaia di morti
Voci di una fuga di Gheddafi dal paese

Un edificio pubblico in fiamme ad Al Bayda
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Domenica 20 Febbraio 2011, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 00:06
ROMA - La repressione di Muammar Gheddafi si abbatte sulla Cirenaica in rivolta, soprattutto a Bengasi, dove fonti mediche citate da Al Jazira hanno denunciato una spaventosa carneficina. Si parla di 300 morti nella sola Bengasi. In serata membri di un'unità dell'esercito libico a Bengasi hanno detto ai manifestanti di essere passati dalla parte dei rivoltosi. Secondo i soldati la città è stata «liberata» dalle forze filogovernative. Al Cairo il rappresentante libico presso la Lega Araba si dimette per «unirsi alla rivoluzione». In tarda serata ha parlato in tv il figlio moderato di Gheddafi, Seif al-Islam, negando che ci siano centinaia di morti e parlando di complotto, ma ammettendo il rischio di una guerra civile.



Muammar Gheddafi potrebbe aver lasciato la Libia, secondo voci che circolano nella notte. Su un blog di Al Jazeera l'ambasciatore libico in Cina Hussein Sadiq al Musrati ha detto che Gheddafi potrebbe essere già partito. Secondo alcuni il colonnello potrebbe essersi rifugiato in Venezuela. L'emittente aggiunge che la notizia non è confermata.

Violenti scontri fra migliaia di manifestanti dell'opposizione e sostenitori del regime in serata a Tripoli. La polizia è intervenuta con lancio di lacrimogeni per disperdere la folla nelle strade e si sono sentiti spari. Si vedono anche auto in fiamme. Oltre alla centralissima Piazza Verde sarebbe interessato dalle violenze anche il quartiere periferico di Gourghi dove le forze dell'ordine hanno sparato sulla folla. «Siamo all'interno di un'abitazione e le luci sono spente. Ci sono colpi d'arma da fuoco nelle strade. Questo è quello che sento: spari e gente. Non posso uscire», dice un residente citato dalla Reuters. Un lavoratore straniero che vive e lavora a Tripoli ha detto: «Dimostranti anti-governativi si stanno radunando nei palazzi residenziali. La polizia li sta disperdendo. Vedo automobili in fiamme».



L'esercito spara razzi Rpg sui manifestanti a Bengasi, riferisce una testimone ad Al Jazeera, aggiungendo che le forze dell'ordine utilizzano anche proiettili urticanti. Secondo un attivista, Mohamed Nabus, sono 258 i corpi all'obitorio dell'ospedale della città. Fonti mediche dell'ospedale di Al Jalae hanno riferito di 250 morti e di 700 feriti negli scontri di ieri pomeriggio tra manifestanti e forze della sicurezza. Il medico Nabil al-Saaiti spiega che «ieri agenti della sicurezza di origine africana reclutati dal regime hanno aperto il fuoco contro i manifestanti e il numero dei morti è tale che non riusciamo a metterli tutti nella camera mortuaria dell'ospedale per identificarli». Gli ospedali di Bengasi hanno lanciato un appello attraverso il sito Lybia Al Youm perchè dicono di non essere più in grado di gestire i feriti che stanno affluendo. Nell'appello chiedono medici, sangue, attrezzature e se possibile aprire ospedali da campo.



Almeno 50 persone sono morte nel solo pomeriggio di oggi a Bengasi, in Libia, dicono fonti mediche locali. «Oggi è stata una vera tragedia. Dalle 15:00 (locali e italiane) fino alle 19:15 abbiamo ricevuto 50 morti, per lo più con ferite da proiettile», ha detto al telefono alla Reuters il direttore del centro di terapia intensiva dell'ospedale Al-Jalae di Bengasi, che ha aggiunto: «Ci sono 200 feriti, 100 dei quali in gravi condizioni».



Nei dintorni di Bengasi la morte è arrivata anche dal cielo: ieri pomeriggio elicotteri hanno sorvolato i centri di Aguria e Beda uccidendo a colpi di mitragliatrice svariate persone, tra loro anche dei bambini. Lo ha riferito all'Ansa un italiano che lavora in Libia e che, a sua volta, è stato informato dei fatti dalla guardia libica che lo scorta in questi giorni per arrivare incolume all'impresa dove lavora, a Derna, 350 chilometri da Bengasi.



Scontri e vittime a Misurata. Testimoni hanno riferito che ieri vi sono stati «violenti scontri» tra manifestanti e foze dell'ordine anche a Misurata, terza città della Libia, a est di Tripoli. Secondo questi testimoni vi sono stati «morti e feriti» tra i manifestanti scesi nelle strade «a sostegno degli abitanti di Bengasi». Oggi a Misurata sarebbero in strada diecimila manifestanti.



Il sito Libya al Youm riporta voci che danno per dimissionario il ministro dell'interno Abdel Fatah Yunis, che si sarebbe unito ai manifestanti. Lo stesso sito afferma anche che la tribù di Al Farjane, della zona di Sirte, ha deciso di sollevarsi contro il regime del colonnello Gheddafi.



La Libia minaccia la Ue. Se l'Unione Europea non cesserà di sostenere le rivolte in corso nei Paesi del Nord Africa e in particolare in Libia, Tripoli cesserà ogni cooperazione in materia di gestione dei flussi migratori: è la «minaccia» arrivata alla presidenza ungherese di turno da parte delle autorità libiche. La minaccia è stata resa nota giovedì all'ambasciatore ungherese a Tripoli. «Il nostro ambasciatore è stato convocato giovedì a Tripoli e gli è stato detto che se l'Unione europea non smetterà di sostenere i manifestanti, la Libia interromperà gli accordi di cooperazione sull'immigrazione», ha riferito il portavoce della presidenza, Gergely Polner. Lo stesso messaggio «è stato poi trasmesso agli altri rappresentanti europei a Tripoli», ha aggiunto il portavoce, precisando che le autorità libiche hanno voluto in questo modo esprimere la loro insoddisfazione per le dichiarazioni giunte dall'Europa. In particolare per le dichiarazioni fatte mercoledì dall'alto rappresentante della Politica estera della Ue, Catherine Ashton, con le quali si invitava Tripoli ad ascoltare la voce del popolo e, soprattutto, ad evitare qualsiasi forma di violenza.



Il figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Saif al-Islam, ha detto che è in atto un «complotto» contro il suo paese da parte di un non meglio precisato «movimento separatista». Il figlio di Gheddafi, ha negato che nei disordini di questi giorni vi siano stati centinaia di morti ma ha ammesso che per la sua struttura tribale e per il petrolio la Libia potrebbe sprofondare nella guerra civile. Saif Al Islam ha ammesso che equipaggiamenti bellici, tra cui carri armati e pezzi di artiglieria, sono stati sottratti alle forze forze di sicurezza da parte di «civili e teppisti».



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