India, il business de capelli dai sacrifici nei templi ai saloni occidentali

India, il business de capelli dai sacrifici nei templi ai saloni occidentali
di Giulia Prosperetti
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Sabato 16 Aprile 2016, 19:35 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 10:08

Il lungo viaggio dei capelli indiani inizia da villaggi spesso poveri e remoti. Ogni anno milioni di persone si mettono in cammino, da ogni parte dell’India, per raggiungere i templi del sud negli stati di Tamil Nadu e Andhra Pradesh in cerca di miracoli e buona sorte. A guidarli è un antico mito Indù. Ne esistono diverse versioni, tutte incentrate attorno alla figura di Visnù. Secondo una di queste il dio, colpito alla testa da un’ascia, perse una parte dei suoi capelli. L’angelo Nila Devi gli offrì, così, una ciocca dei suoi. Un gesto talmente gradito da Visnù che, per mostrare la sua gratitudine, decise di assecondare i desideri di chiunque gli avesse offerto in dono le proprie chiome. 
 



Dal mito alla realtà. In una potente commistione tra religione, business e opere di bene, il sacrificio dei capelli è una pratica che in India fattura oltre 250milioni di dollari l’anno. Un’antica tradizione che spinge gli induisti di ogni casta a donare, almeno una volta nella vita, i propri capelli alle divinità in cambio di una risposta alle loro preghiere. 

I templi Indù di Tiruttani e Tirupati raccolgono ogni mese tonnellate di capelli umani. Il tempio di Tirupati, sulla cima del monte Tirumala, dedicato al culto di Sri Venkateswara, una reincarnazione del dio Visnù, è il maggior centro di raccolta di capelli del mondo. Con una media di 100mila pellegrini al giorno – è uno dei luoghi santi più visitati insieme al Vaticano e alla Mecca – ricava, secondo le stime, 75 tonnellate di capelli l’anno con un utile netto di circa tre milioni di dollari. Tradizione vuole che ogni pellegrino in visita al tempio lasci, infatti, un obolo e per la maggior parte delle persone i capelli sono tutto quello che hanno da offrire.

I soldi vengono usati per opere di carità, scuole e per il mantenimento del tempio.

IL RITO DELLA TONSURA

Una volta raggiunto il tempio i pellegrini, tra cui molte donne dalle lunghe chiome tenute in serbo per la divinità, salgono le scalinate per raggiungere le ampie sale chiamate Kalyankattan o “luoghi della felicità”, dove centinaia di barbieri vestiti di bianco e pagati 15 rupie a taglio, siedono uno accanto all’altro con i fedeli ai loro piedi e un’interminabile fila di persone davanti a loro. Non si tratta di una spuntatina ma di rasare completamente la propria testa. La pratica del taglio di capelli o “tonsura”, presente anche nel culto cattolico fino alla sua abolizione da parte di papa Paolo VI nel 1972, rappresenta la rinuncia alla vita secolare, alla vanità e in India il rito spesso viene praticato da famiglie intere che scelgono un giorno di buon auspicio come una ricorrenza particolare o un anniversario per recarsi insieme al tempio. Altri, invece, effettuano il sacrificio in momenti particolarmente difficili e infelici della loro vita in cerca di un po’ di fortuna. La maggior parte dei capelli, tuttavia, viene raccolta in determinati momenti dell’anno, i cosiddetti “festival”, in cui un grande numero di pellegrini si reca ai templi. 

La rasatura è molto veloce. Coloro che vogliono donare i propri capelli alle divinità si siedono, mettono la testa nelle mani esperte dei barbieri e, una volta caduta l’ultima ciocca, la chioma raccolta viene annodata a un’estremità e messa da parte. In seguito i fedeli entrano nel tempio per mostrare la propria testa rasata a zero alla divinità e ricevere la benedizione per il loro sacrificio. Molti credono che insieme ai capelli vengano portati via anche i loro problemi e dopo il sacrificio sostengono di aver trovato "la pace dell'anima".

IL BUSINESS DELLE EXTENSION

«In passato, dopo la rasatura, i capelli offerti venivano bruciati. La presa di coscienza del valore delle chiome raccolte ha, in seguito, spinto i templi a vendere i capelli che attualmente vengono utilizzati per le extension, le parrucche ma non solo. I capelli corti, ad esempio, vengono lavorati per estrarre la cheratina comunemente utilizzata per produrre prodotti cosmetici». Fabio Antonino, giovane production manager della Great Lenghts, società leader nel settore delle extension, ha raccontato a Il Messaggero il lungo e complesso percorso che porta i capelli raccolti nei templi ai saloni di bellezza di tutto il mondo. 

«Periodicamente i templi indicono delle aste alle quali possono partecipare solo indiani, gli unici ammessi a entrare nei luoghi di culto. Per questo motivo abbiamo un partner indiano, una società direttamente correlata a noi che cura gli approvvigionamenti e ci permette di avere una garanzia sulla qualità e la provenienza dei capelli che acquistiamo. In India se si compra da terzi è, infatti, molto facile venire truffati. È molto semplice farlo: basta mischiare i capelli con altri di qualità inferiore o inumidirli per aumentarne il peso. Ho visto cose assurde, in una spedizione, ad esempio, i mazzi di capelli erano stati legati con così tanti elastici che il peso era aumentato di cento chili». 

Nella scelta dei capelli da utilizzare per realizzare le extension sono diversi i fattori da tenere in considerazione. I capelli vengono venduti a mazzi e divisi in quattro diverse qualità. I più pregiati sono i capelli Remy, attentamente raccolti tra loro dal lato della radice dal momento in cui sono prelevati legati dal donatore e mantenuti nel verso radice-punta durante tutta la lavorazione.

Una minaccia alla qualità dei capelli è rappresentata dalla sempre maggiore diffusione, in India, delle tinture per capelli. «Queste tinture sono quasi impossibili da rimuovere ed è diventato molto difficile trovare capelli non trattati. Noi abbiamo sviluppato una tecnologia che ci permette di selezionarli ma al momento dell’acquisto è impossibile riconoscerli», afferma Antonino. 

Inoltre esiste un mercato parallelo a quello dei templi e dei grandi marchi: i capelli da caduta. Una volta al mese i “raccoglitori di capelli” arrivano nei villaggi indiani a bordo dei loro scooter in cerca degli “scarti del pettine” messi da parte dalle donne locali. Sono capelli rovinati e aggrovigliati che vengono barattati o venduti per poche rupie. «È un mercato che noi non trattiamo – racconta Antonino – segue canali diversi ed è destinato soprattutto alla Cina dove si utilizza un qualità di capelli inferiore».

Nonostante vi siano qualità e tipologie di “mazzi” ben definite, stabilire un prezzo nel mercato dei capelli non è cosa semplice. «Il prezzo varia in base alla qualità, alla lunghezza e alle caratteristiche del mazzo. I capelli da caduta in mazzi double drawn (di lunghezza uniforme) partono dai 100-150 dollari al chilo mentre un chilo di capelli Remy può raggiungere gli 800 dollari. È molto difficile, tuttavia, stabilire un prezzo. I capelli molto corti, ad esempio, anche in grandi quantità non valgono quasi niente mentre una volta ho visto battere all’asta un singolo mazzo di capelli lungo tre metri e mezzo per 14mila dollari», racconta Antonino. E a chi considera la vendita dei capelli donati nei templi poco etica, risponde: «In realtà le persone che donano i capelli sono perfettamente consapevoli di quello che stanno facendo e di come vengono poi devoluti i ricavati della vendita. Oltre alla motivazione religiosa che le spinge al sacrificio, queste persone donano i loro capelli anche per contribuire a finanziare il tempio e le sue attività benefiche, cosa che per loro sarebbe altrimenti impossibile». 

LE ACCONCIATURE OCCIDENTALI

Dagli Stati Uniti fino all’Europa e al Sud Africa i capelli più utilizzati per le acconciature sono indiani perché il loro aspetto è molto simile a quello caucasico, la tipologia più richiesta e dunque più desiderabile per l’industria dell’hairdressing. 

È così che i capelli dei templi indiani raggiungono anche i saloni italiani dove le acconciature con extension sono sempre più richieste. «Si possono usare per un cambio di look, mi può capitare che una persona mi chieda un acconciatura particolare, ad esempio, con ciocche più lunghe sul viso, in occasione di un evento particolare». Giada C, lookmaker, titolare di un salone romano, con le extension dei templi indiani, “rigorosamente Remy”, lavora molto. «Sempre più donne mi chiedono le extension. Oltre alle ragazzine che vogliono inserire nei capelli delle ciocche colorate ho diverse richieste anche da donne di una certa età che usano le extension per infoltire», racconta. «Adesso, inoltre, la tecnologia è cambiata. Non si usa più il ferro caldo per applicarle ma un nuovo polimero che si fissa con un macchinario a ultrasuoni che non danneggia il capello», spiega Giada. 

I prezzi per un’acconciatura che, con una giusta manutenzione, può durare dai quattro ai sei mesi, si aggirano sui cinque euro per una ciocca di 40 cm e di media ne vengono impiegate 100.
Non proprio per tutte le tasche ma c’è chi giura che ne valga la pena. 

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