Nel braccio della morte per 31 anni, due fratelli vengono liberati: «Sono innocenti»

Nel braccio della morte per 31 anni, due fratelli vengono liberati: «Sono innocenti»
di Anna Guaita
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Mercoledì 3 Settembre 2014, 19:23 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 22:44

NEW YORK – Henry McCollum e il fratellastro Leon Brown sono stati imprigionati nel 1983, quando avevano uno 19 anni e l’altro 15 anni.

Tutti e due con un quoziente intellettuale al di sotto della media, e semi-analfabeti, erano stati facilmente convinti a firmare una confessione. Quella confessione li portò nel braccio della morte della Carolina del nord. E oggi, 31 anni più tardi, il 50enne Henry e il 46nne Leon Brown sono tornati liberi. Il giudice Douglas Sasser li ha definiti “innocenti”.

Henry e Leon erano stati accusati di aver stuprato e ucciso l’undicenne Sabrina Buie.

Nel 1983, in una stagione in cui il Paese era convintamente a favore della pena di morte, furono condannati sulla base di prove indiziarie. Nessuna prova tangibile: nè un’impronta digitale, nè testimoni.

I legali che li hanno salvati sono membri del Center for Death Penalty Litigation, un’associazione di avvocati che per beneficenza difendono detenuti in “sospetto di innocenza”. Quando ieri il giudice ha annunciato la liberazione dei due detenuti, nell’aula di Lumberton sono stati in molti a scoppiare a piangere: i familiari dei due detenuti, ma anche gli stessi avvocati che avevano creduto in loro.

Anche in questo caso, a salvare due detenuti ingiustamente imprigionati è stato il Dna. Sotto il corpo della bambina sono state trovate delle cicche di sigaretta che portavano il dna di un altro detenuto, un tale Roscoe Artis, di 73 anni, anche lui nel braccio della morte per tre stupri e un omicidio. Oltre al suo Dna, la rianalisi degli oggetti raccolti sul luogo dell’omicidio ha dimostrato la presenza di sue impronte digitali su una lattina di birra, accanto al cadavere.

La bambina era stata uccisa soffocandola con il suo stesso reggiseno, che le era stato spinto in gola. Era stato uno stupro di incredibile crudeltà. E l’opinione pubblica chiedeva giustizia. Così i due polizotti che acciuffarono Henry e Leon, due ragazzi sofferenti di ritardo mentale, con un quoziente di intelligenza intorno al 50, li convinsero che erano stati loro a ucciderla. I due fratelli firmarono anche delle confessioni, ma poi è stato rivelato che avevano firmato i fogli pensando che sarebbero stati liberi di tornare a casa.

Dopo la confessione di due, le indagini furono chiuse, e se anche qualcuno aveva espresso dei dubbi su un possile ruolo di Artis, la storia fu dimenticata. Se è tornata a galla è stato perché un ex detenuto che era stato in cella con Artis ha denunciato di averlo spesso sentito raccontare particolari dell’omicidio che solo il killer poteva conoscere e di averlo spesso sentito assicurare che i due condannati «non erano i veri colpevoli».

Nel corso di questi tre decenni, Leon – che era allora il più giovame condannato a morte degli Usa - era stato riprocessato e la sua condanna era stata trasformata in un ergastolo. Questa mattina, il padre è andato a prenderli all’uscita della prigione, e ha detto che li porterà al mare: «Gli devo insegnare a pescare».

E non solo. I due non sanno usare un cellulare, non sanno accendere una televisione, non hanno idea di cosa sia internet. Ma la reazione di Henry, uscendo dal carcere con indosso gli abiti regalatigli dagli avvocati che l’ hanno liberato, è stata molto semplice: «Non dormivo da tanti giorni, per l’ansia. Ora vorrei farmi una bella dormita e domattina svegliarmi e essere davvero certo che sono tornato libero».

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