Oltre che sulla portiera del guidatore, altre impronte digitali di Amri sarebbero state ritrovate anche sul volante del tir. Lo riferisce la Berliner Zeitung, citando proprie informazioni. Il ritrovamento delle impronte sulla portiera è stato invece rivelato dalla Sueddeutsche Zeitung, basandosi su ricerche realizzate con il network che comprende le tv pubbliche Ndr e Wdr.
Amri «era nei radar delle agenzie di intelligence statunitensi», scrive il New York Times citando funzionari americani. «Aveva fatto ricerche online su come fabbricare una bomba e ha comunicato con l'Isis almeno una volta», affermano le fonti. Amri «era nella no-fly list statunitense».
Il tunisino «si era forse radicalizzato nel carcere italiano dopo che aveva lasciato la Tunisia», ha detto alla Bild Abdelkader Amri, uno dei suoi fratelli rintracciato in Tunisia. «Se sarà provato che era coinvolto, non farà più parte della nostra famiglia», ha aggiunto. Anche l'Ap è riuscita a mettersi in contatto con un fratello di Anis Amri che gli ha lanciato un appello: «Lo invito a consegnarsi alla polizia».
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