Berkeley, molotov contro la polizia: negli Usa monta la protesta dopo la morte di due giovani neri

Berkeley, molotov contro la polizia: negli Usa monta la protesta dopo la morte di due giovani neri
di Flavio Pompetti
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Martedì 9 Dicembre 2014, 05:53 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 12:40
NEW YORK - Sesto giorno di protesta nelle maggiori città americane, per la mancata incriminazione dei poliziotti che hanno ucciso due giovani di colore in Missouri e a New York.

La folla di giovani, centinaia durante il giorno, migliaia di notte, invade le strade di Chicago e di Washington, di New York e di Los Angeles al canto: «Ho le mani alzate, non mi sparare» che ricordare quello che è accaduto il 9 di agosto a Michael Brown, o: «Non posso più respirare» che l'agonizzante Eric Garner ha gridato il 17 luglio prima di essere soffocato sul marciapiede, sotto la stretta alla gola dell'agente Pantaleo.



Per la seconda notte di seguito, la piazza più calda è stata quella di Berkeley, la cittadina universitaria che guarda San Francisco attraverso la baia, e che è stata la sede storica della protesta studentesca degli anni '60. I dimostranti nella grande maggioranza sono pacifici, ma una componente violenta è riuscita più volte a bucare il servizio d'ordine dei cortei e ad assalire bancomat e negozi lungo la strada. Ci sono stati saccheggi, e per la prima volta si è assistito domenica notte al lancio di molotov contro le forze dell'ordine.



IL TAM TAM DEI SOCIAL

Più composte le marce di New York, dove i manifestanti si radunano seguendo il tam tam dei siti sociali, e sfilano ogni sera alla volta delle piazze centrali di Union Square e di Times Square. L'atmosfera è arroventata nella metropoli atlantica dopo il pronunciamento del sindaco De Blasio, che qualche giorno fa ha rivelato di aver educato il figlio Dante, che ha la pelle scura e una pettinatura afro, a temere gli incontri con la polizia. Incalzato in un'intervista televisiva domenica scorsa, il primo cittadino ha anche ammesso che rispetta l'istituto del gran giurì, ma non la recente decisione dei giurati che hanno scagionato il poliziotto Pantaleo dal sospetto di aver usato forza eccessiva contro Garner. Le sue parole sono state salutate dagli applausi nei quartieri neri, ma hanno provocato vivaci proteste all'interno dei distretti. Circolano documenti che incitano gli agenti a girare armati e con i giubbotti antiproiettile anche quando sono fuori servizio, e il New York Post ha scritto di minacce di morte, la cui autenticità non è peraltro accertata, contro i poliziotti cittadini.



LE INCHIESTE

I numeri parlano chiaro: il quotidiano Daily News ha compilato un suo censimento di 15 anni di confronti mortali tra le forze dell'ordine e i cittadini. In questo periodo la polizia ha ucciso 179 persone, tra i quali circa l'86% erano uomini e donne di colore, nel 26% dei casi disarmati. Gli incidenti hanno dato luogo all'apertura di numerose inchieste, ma dalla procura sono uscite solo tre incriminazioni, e dal tribunale una sola condanna contro un poliziotto. Anche in questo unico caso all'agente è stata risparmiata la galera.



Quello che accade fuori delle grandi città è invece un mistero. Solo l'1,2 dei casi di conflitti a fuoco è rubricato e divulgato al pubblico dai distretti di polizia del resto d'America. Ma nei sondaggi d'opinione degli ultimi giorni il 72% della popolazione di colore confessa di avere paura della polizia, e di non ritenerla neutrale nei loro confronti.