A prendere la singolare decisione sarebbe stato un ristrettissimo gruppo di collaboratori del leader jugoslavo poichè, subito dopo il decesso - ufficialmente avvenuto il 4 maggio 1980 a Lubiana - la salma avrebbe cominciato a emanare un odore insopportabile, a causa di un rapido processo di decomposizione dovuto alla cancrena. Una patologia sopravvenuta in seguito ai «farmaci» somministrati per mesi all'autorevolissimo paziente.
Dunque, nessuno dei tanti misteri cui hanno abituato i regimi comunisti di quegli anni, ma un feretro vuoto «per ragioni igieniche», ha chiarito Djordjevic. Secondo l'intervistato, del segreto sarebbero stati a conoscenza soltanto due altissimi dirigenti del regime, Doronjski e Dolanc, entrambi scomparsi, oltre che un piccolo numero di guardie del corpo di Tito. Le rivelazioni fatte da Djordjevic al Vecernje Novosti, che ha definito la vicenda l' «ultima truffa di Tito», sono state riprese dai maggiori media balcanici e ampiamente commentate online.
I lettori si sono divisi tra scettici e interessati. I primi auspicano che venga posta finalmente fine alla diffusione delle stravaganti teorie sul Maresciallo; gli altri invece non esitano a ritenere plausibile il racconto dell'ex alto funzionario jugoslavo. Djordjevic, d'altronde, non è una spia comparsa all'improvviso dalla nebulosa dei servizi di sicurezza della ex Jugoslavia ma un alto funzionario che è stato in servizio per quarant'anni e che lo stesso quotidiano reputa affidabile.
Anche se la sua versione dei fatti non pare essere verificabile: sarebbe l'unico testimone ancora vivo.
Ma ci sono anche commenti più avveduti e distaccati, di lettori che hanno ricordato il vero valore di quella cerimonia del maggio 1980: la commozione sincera della gente. Poco importa che nel feretro ci fosse sabbia o ciò che restava di un corpo umano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA