«Siamo devastati dalla violenza senza senso e speriamo di dare voce a questi sentimenti», ha detto il blogger Bradan, spiegando le ragioni della campagna: «Non è stato un martirio, è stato un omicidio». E così sui social network in migliaia hanno iniziato a pubblicare i propri 'selfiè accompagnandoli appunto con l'hashtag #notamartyr. L'obiettivo dichiarato è quello di impedire la «politicizzazione della violenza», o anche «la disumanizzazione di quelli che vengono uccisi».
Ma si punta anche a sollecitare «la necessità che si indaghi» a fondo, come dicono altri attivisti citati dalla Bbc. In tanti quindi si sono scattati un autoritratto, con un messaggio scritto su carta: «Dio fa qualcosa» recita uno. «Voglio usare whatsup per sapere cosa fanno i miei amici, non se sono sopravvissuti», si legge in un altro. E ancora: «Voglio vivere in Libano, non combattere ogni giorno per restare in vita».
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