Un bimbo nasce morto, i parenti rapiscono e torturano la ginecologa

Sabina Mota soccorsa dopo la tortura
di Federica Macagnone
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Mercoledì 13 Agosto 2014, 16:19 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 18:42


Per i parenti di una donna che aveva dato alla luce un bambino morto, la trentenne ginecologa Sabina Mota era un'assassina. Il piccolo andava vendicato e lei doveva essere torturata.


E così si sono presentati fuori dall'ospedale della città di Zamora, nello stato messicano di Michaocan de Ocampo, per rapirla. Il medico aveva finito il turno di notte nel reparto maternità e stava per tornare a casa quando è stata aggredita da un gruppo di persone che l'ha costretta a salire su un'auto e l'ha portata in un edificio abbandonato.

La donna è stata obbligata a prendere dei miorilassanti che le hanno reso impossibile reagire. Dopo è iniziata la tortura. E’ stata picchiata, ha subìto l’amputazione di due dita e incisioni sul basso ventre. Secondo il portavoce della polizia, Ulpio Fonseca, gli aggressori hanno tentato di asportarle le ovaie e l'utero. Prima di incatenarla, l’hanno costretta a scrivere su un muro, con il proprio sangue, un avvertimento per i colleghi dell'ospedale. Dopo un massacro durato ore, il gruppo si è allontanato lasciandola in uno stato di stordimento e ancora sotto l'effetto dei miorilassanti. Solo quando ha ripreso coscienza ha iniziato a urlare e a chiedere aiuto: alcune persone che abitavano vicino all'edificio l’hanno sentita.

La polizia ha raccontato di aver trovato la donna bendata, quasi dissanguata e con ferite su tutto il corpo. La dottoressa nei giorni precedenti alla tortura aveva trovato un biglietto a casa sua con su scritto: «Il medico che ha ucciso mio figlio sarà il prossimo». Diverse conferme arrivano anche da alcuni colleghi della vittima che hanno riferito di aver visto la famiglia del bimbo in ospedale accusare la dottoressa di averlo ucciso. «La gente spesso ci minaccia quando le cose vanno male – ha detto un medico dell'ospedale - ma ora sappiamo cosa esattamente volessero dire quelle persone».

La polizia ritiene che dietro le torture ci sia la famiglia del piccolo morto 3 settimane prima. Per adesso, tuttavia, non c'è nessun colpevole, visto che i parenti del bambino si sono resi irrintracciabili e sono spariti.