Annunciando inoltre che anche gli atleti altoatesini, cioè i nostri campioni azzurri, potranno gareggiare per l’Austria. Anche se la prospettiva non ha alcun fondamento giuridico né precedenti diplomatici nell’Europa della vera libertà e senza confini. Ma il governo italiano farebbe malissimo a sottovalutare la portata del più grave attacco alla sovranità della Repubblica italiana che una Repubblica pur amica, com’è quella dell’Austria, si appresterebbe a compiere se seguisse i proclami della mai così estrema destra austriaca. Stavolta Palazzo Chigi e la Farnesina devono reagire con fermezza per ricordare a un governo così smemorato, come l’appena insediatosi a Vienna, almeno tre cose.
Primo: da cent’anni in Alto Adige non vivono cittadini austriaci a cui restituire una cittadinanza tolta, ma persone nate e cresciute prima sotto il Regno d’Italia e poi nella Repubblica italiana. Perciò cittadini italiani a tutti gli effetti. Cittadini a cui la Repubblica ha concesso una tutela linguistica, culturale ed economica che non ha eguali al mondo. Secondo: non esiste alcun ancoraggio internazionale che dia all’Austria la facoltà di interferire gravemente nell’ordinamento della Repubblica italiana. Né che attribuisca a Vienna un ruolo da “potenza tutrice” secondo la comica espressione ripetuta all’infinito dalla propaganda tirolese. L’obbligo e soprattutto il piacere di mantenere eccellenti rapporti con gli amici austriaci derivano, oltre che dall’amore comune per l’Europa senza frontiere, dall’Accordo De Gasperi-Gruber firmato da due gentiluomini nel settembre del 1946 e già adempiuto col primo statuto regionale del 1948. Il secondo statuto di speciale autonomia del 1972, che ha ampliato e rafforzato ogni tutela per la comunità di lingua tedesca e ladina, è un libero e sovrano atto del Parlamento italiano. Come tutti i Presidenti del Consiglio e in particolare tutta la diplomazia italiana hanno sempre sostenuto per decenni in ogni sede, interna e internazionale, e dimostrato con atti legislativi e scelte costituzionali. Terzo: con la firma della cosiddetta “quietanza liberatoria” l’Austria ha riconosciuto nella sede della Nazioni Unite che ogni controversia sorta con l’Italia proprio sull’interpretazione dell’attuazione dell’Accordo De Gasperi-Gruber è stata definitivamente risolta. Dunque nessun governo, meno che mai della oggi nazione amica Austria, deve permettersi di buttare nel cestino con il suo comportamento estremista e revanscista tutti gli accordi e le rassicurazioni che l’Austria ha formalmente e ripetutamente fatto all’Italia. Con l’aggravante che tale comportamento verrebbe attuato per venire incontro all’oltranzismo e all’aperto secessionismo di formazioni minoritarie anche nella comunità di lingua tedesca in Alto Adige. Roma intervenga per spegnere subito l’incendio di chi, per ignoranza dei fatti o strumentale faziosità, sta pericolosamente buttando benzina sul fuoco.
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