Atlanta, chatta con 6 donne e lascia il figlio in auto: il bimbo muore per il caldo

Atlanta, chatta con 6 donne e lascia il figlio in auto: il bimbo muore per il caldo
di Federica Macagnone
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Martedì 13 Ottobre 2015, 17:39 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 21:28
Voleva scrollarsi di dosso il peso delle responsabilità, fuggire da quel matrimonio insoddisfacente, e per farlo aveva iniziato a chattare on line con sei donne.



Stava inviando una serie di messaggi, indirizzati tra l'altro a una minorenne, anche la mattina che abbandonò il piccolo Cooper, 22 mesi, a morire per ipertermia sul sedile posteriore dell’auto in una rovente giornata di sole ad Atlanta: era il 18 giugno del 2014 e il bimbo rimase solo per oltre 7 ore in quella Hyundai Tucson che per lui si trasformò in una tomba.



Ora Justin Ross Harris dovrà affrontare un processo dopo la decisione del giudice Mary Staley che ha rivelato in aula i dettagli dei messaggi e delle foto che l'uomo scambiava on line con alcune donne sul social network Whisper: ciò che è emerso è stato un desiderio di evasione senza controllo, ribadito nei 40mila messaggi scovati e in una serie di immagini a luci rosse che l'uomo scambiava con alcune ragazze, tra cui una minorenne. «Mi manca avere tempo per me, per uscire con gli amici – scriveva Justin – Amo mio figlio ma ho bisogno di una fuga».



A nulla è valsa la difesa dell'avvocato Maddox Kilgore che ha detto che le accuse contro il suo assistito di avere esplicite conversazioni online a carattere sessuale con minori sono completamente estranee alla morte del bimbo: dal 22 febbraio l'uomo dovrà affrontare un processo in cui le accuse di aver inviato messaggi e il decesso di Cooper sono direttamente collegate.



Harris, il giorno della morte del figlio, è andato a mangiare in un fast food e dopo si è diretto a piedi al lavoro lasciando il piccolo in auto: durante tutto il tragitto non ha mai scollato gli occhi dal suo cellulare e ha continuato a chattare noncurante del suo bambino. «Anche se è vero che ha avuto tutte quelle conversazioni e relazioni con altre donne, questo non costituisce un movente per l'omicidio del figlio– ha continuato Kilgore - Non dimostra certamente che Harris voleva vedere Cooper morto. Il decesso del bimbo è stato un tragico errore». Ma l'accusa non è dello stesso avviso. «Harris può aver lasciato in macchina il figlio volontariamente – ha detto Chuck Boring, procuratore distrettuale – Nelle sue conversazioni c'era il desiderio di evadere e dunque si può immaginare che volesse una vita libera, senza vincoli e senza un figlio». Adesso il giudice ha stabilito che dal 22 febbraio inizierà il processo: ci sono ancora molti lati oscuri nella vicenda e la morte di Cooper merita giustizia e verità.