Anisa, la bimba kosovara che a 11 mesi rischiava di morire: salvata al Bambino Gesù

Anisa, la bimba kosovara che a 11 mesi rischiava di morire: salvata al Bambino Gesù
di Ebe Pierini
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Sabato 6 Dicembre 2014, 01:16 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 14:48
Anisa sorride tra le braccia della mamma Sherije. Sta bene, è serena e vivace come ogni bambina di quasi 11 mesi. Sebbene abbia rischiato di morire. Sebbene la sua vita sia stata davvero appesa ad un filo.



È appena atterrata all’aeroporto di Pristina di ritorno da un viaggio a Roma per una visita medica di controllo. Ad accompagnarla, oltre alla madre, anche un soldato italiano. Anisa è nata il 14 gennaio e all’ospedale di Pristina le è stata subito diagnosticata una grave malformazione cardiaca. Se fosse rimasta a Podujeve, la sua città d’origine situata nel nord del Kosovo, non sarebbe sopravvissuta. Invece, grazie all’associazione “Guariamoli”, alla collaborazione della nostra ambasciata a Pristina che si è adoperata per il rilascio dei visti per le cure mediche e dei militari italiani che hanno collaborato per il trasporto della piccola, il 31 gennaio scorso è giunta in Italia.



Una vera e propria lotta contro il tempo. A Roma è stata sottoposta ad un delicatissimo intervento da parte dell’equipe di cardiologia pediatrica dell’ospedale Bambin Gesù diretta dal professor Giacomo Pongiglione. Un’operazione che le ha donato una seconda vita. Ad aprile è stata dimessa ed è potuta tornare in Kosovo. Poi di nuovo nella capitale per due controlli post operatori. Ad attendere il suo rientro ci sono il papà e le due sorelline Dea e Delisa di 6 e 4 anni che, durante il periodo di permanenza in Italia hanno potuto vedere la mamma e la sorellina solo attraverso Skype.



Assieme alla piccola c’è anche il capitano Danilo Camilli, 38 anni, romano, capo della cellula Cimic, la componente del contingente italiano che si occupa di collaborazione civile e militare, che l’ha seguita nel suo viaggio da buon angelo custode in mimetica. Una presenza che infonde sicurezza. «Contribuire a salvare la vita di Anisa è stato molto importante per noi – racconta il capitano – Il supporto alla popolazione locale però è solo una delle molteplici attività che svolgiamo noi soldati italiani in Kosovo».



È anche grazie alla fattiva collaborazione del Multinational Battle Group West se la piccola ha potuto curarsi. Attualmente il comando internazionale a guida italiana situato nell’ovest del Kosovo al cui vertice c’è il colonnello romano Angelo Minelli, è costituito per la maggior parte dai lancieri di Montebello di Roma che si trovano in teatro operativo da giugno. È la prima volta, in 155 anni di storia, che lo stendardo dei verdi lancieri lascia la capitale. In passato alcuni di loro avevano già partecipato a missioni in Somalia, Iraq, Libano e Afghanistan ma ora, per la prima volta, tutto il reggimento è stato impegnato in Kosovo. È stato fondamentale il supporto del contingente italiano per far sì che la bambina kosovara potesse usufruire di vettori militari per poter giungere in Italia. Se questo non fosse stato possibile Anisa sarebbe morta perché il padre e la madre, cameriere lui e disoccupata lei, non avevano le risorse economiche per poter sostenere le spese del viaggio.



«Siamo in Kosovo per contribuire al mantenimento della sicurezza dell’area e alla stabilità della regione ma storie come quella della piccola Anisa dimostrano come l’impegno del lancieri in questa terra sia finalizzato anche al sostegno nei confronti della popolazione locale – spiega il comandante Angelo Minelli – Sapere che la piccola kosovara è viva grazie a questa meravigliosa gara di solidarietà che ha coinvolto anche la città di Roma che ospita la sede del nostro reggimento ci rende ulteriormente orgogliosi e felici».
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