Perché hai deciso di arruolarti?
«Dopo aver completato i miei studi in ingegneria alla Technion University, sono diventata cittadina israeliana. Mi sono innamorata gradualmente di questo Paese e arruolarmi vuol dire entrare a far parte attivamente della società israeliana».
Una scelta professionale, dunque.
«Sì, fa curriculum. E, soprattutto, questa è una scuola di vita straordinaria».
Qual è la sua giornata tipo?
«Inizio a lavorare alle 8 di mattina e finisco intorno alle 17.30, anche se, spesso, esco più tardi. I miei giorni di riposo sono il venerdì e il sabato».
L'aeronautica le ha chiesto di occuparsi delle infrastrutture degli F35. Può spiegarci meglio il suo lavoro?
«Non sono autorizzata a parlarne nel dettaglio (si gira verso l'ufficiale che assiste all'intervista, ndr). Posso solo dire che ci siamo preparando all'arrivo di questo mezzo sofisticatissimo, previsto a dicembre».
Le manca l'Italia?
«Amo Roma e tornare è sempre unico. Ma Israele è speciale».
Com'è l'IDF vissuto da una donna?
«Non c'è nessuna differenza tra donne e uomini. I miei amici italiani erano molto scettici, ma qui mi sento pienamente accettata e messa sullo stesso piano dei miei colleghi uomini».
Non ha mai paura?
«No. Mi sento più sicura qui che in Italia. E poi c'è un clima diverso: le persone mi sembrano più felici, si lamentano di meno».