Ambasciatori russi al telefono: «Dopo la Crimea, vogliamo il Veneto»

Ambasciatori russi al telefono: «Dopo la Crimea, vogliamo il Veneto»
di Gianluca Salvagno
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Sabato 5 Aprile 2014, 19:26 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 07:24
La notizia stata pubblicata on line ieri pomeriggio dal prestigioso quotidiano britannico The Guardian con tanto di telefonata intercettata e pubblicata su YouTube.



Nella registrazione i due presunti ambasciatori russi Igor Chubarov (ambasciatore in Eritrea) e Sergei Bakharev (ambasciatore dello Zimbabwe e Malawi) rivelerebbero mire espansionistiche dopo l'annessione della Crimea.



«Abbiamo la Crimea - dicono al telefono - ma in futuro faremo benissimo a prenderci anche la Catalogna e il Veneto, ma anche la Scozia e l'Alaska», dice Chubarov ridendo.

Parlano di Venezia (Venice) nella telefonata, ma in realtà si riferiscono al referendum on line degli indipendentisti lanciato dal sito plebiscito.eu. e che tanta eco aveva avuto anche sui media esteri.



Chubarov spiega che la Russia aiuterà ad annettersi tutti quei paesi di confine, come l'Estonia, la Romania e la Bulgaria, anche se alla fine però - tra il serio e il faceto - si dicono d'accordo che probabilmente al momento sarebbe meglio lasciare la Bulgaria e la Romania in Europa e sarebbe più interessante optare per la California o Miami.



I due poi divagano a parlare di affari internazionali e dei Paesi che aiutano la Russia.



Secondo il Guardian è possibile che la pubblicazione della registrazione sia una vendetta dopo la recente chiamata trapelata tra l'assistente segretario di Stato Usa, Victoria Nuland, e l'ambasciatore Usa a Kiev in cui Nuland aveva detto al telefono "fuck the EU" in riferimento alle differenze sulla politica dell'Ucraina.



La reazione di Mosca alla telefonata tra ambasciatori africani - scrive sempre il Guardian - è stata più di divertimento che rabbia.



Maria Zakharova, vice portavoce del ministero degli esteri russo, ha scritto su Facebook di non aver idea di chi parla in questa telefonata, ma ha osservato che la fotografia allegata al video di YouTube di Bakharev non somiglia a quello vero. Anzi insinua che la registrazione sia stata un'opera maldestra degli Stati Uniti.



Insomma, vera o finta che sia l'intercettazione, il referendum indipendentista veneto continua a parlare russo.
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