Tripoli, liberato il premier libico Zeidan
era stato rapito dagli ex ribelli islamisti
Giallo sul "mandato d'arresto"

Il premier libico durante il rapimento
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Giovedì 10 Ottobre 2013, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 10:34

Il primo ministro della Libia Ali Zeidan stato liberato. Lo scrive il leader dei Comitati supremi di sicurezza Hashim Bishr su Twitter. e lo comunica la tv di Stato.

Secondo quanto dichiarato da Bishr, Zeidan si starebbe recando nel suo ufficio a Tripoli. Bishr, 42 anni, è a capo dei Comitati supremi di sicurezza, milizia privata legata al ministero degli Interni che con i suoi 161mila uomini controlla le strade della capitale libica.

Il premier era stato rapito stamani all'alba da uomini armati al Corinthia Hotel di Tripoli, dove risiedeva e portato in un luogo sconosciuto. Una guardia dell'albergo ha descritto l'episodio come un «arresto».

«Zeidan sta bene». Poco dopo il rapimento, un funzionario citato dall'agenzia statale Lana aveva comunicato che il premier stava «bene» ed era «trattato bene» e si trovava nel Dipartimento anticrime.

La rivendicazione degli ex ribelli. Il blitz è stato rivendicato successivamente dal gruppo di ex ribelli libici "Camera dei rivoluzionari di Libia" che hanno definito un «arresto» il rapimento di Zeidan. «Il suo arresto giunge dopo una dichiarazione di John Kerry sulla cattura di Abu Anas al-Liby, dopo aver detto che il governo libico era al corrente dell'operazione»: così un portavoce del gruppo riferendosi al segretario di Stato americano.

Un'azione annunciata. Appena ieri mattina alcuni giornali arabofoni del nord Africa avevano ripreso un appello della Camera dei rivoluzionari di Libia ad azioni violente contro gli Stati Uniti come reazione al rapimento di Abu Anas al-Libi. La "Camera" sarebbe un gruppo autonomo e non, come pure lascerebbe intendere la denominazione che si è data, una aggregazione o alleanza. Nelle ultime sortite, i suoi appartenenti si sono distinti per un linguaggio molto duro nei confronti degli Stati Uniti.

Ribelli: arresto su mandato della Procura. Ma il procuratore smentisce. Il gruppo di ex-ribelli ha affermato che l'arresto di Zeidan è stato eseguito con un mandato della Procura generale: «L'arresto del premier è avvenuto su ordine della Procura generale», si legge sulla pagina Facebook del gruppo. L'ufficio del procuratore generale di Tripoli, però, ha smentito di aver emesso un mandato di arresto per Zeidan.

Dipartimento anti-crimine: arresto su nostro mandato. In seguito, però, il portavoce del Dipartimento anti-crimine, sezione del ministero dell'Interno, Abdel Hakim Albulazi, ha confermato che Zeidan era «in custodia per un mandato di arresto emesso dal Dipartimento». Albulazi ha detto che Zeidan era «in buona salute e che viene trattato bene come qualsiasi cittadino libico».

La cattura di al-Libi dietro il sequestro di Zeidan. Il rapimento di Zeidan è giunto a soli cinque giorni dal sequestro, da parte di un commando americano nella capitale libica, del leader di al Qaeda Nazih Al Ruqai - meglio noto come Abu Anas al-Libi - ritenuto la "mente" degli attentati alle ambasciate americane del 1998 in Kenya and Tanzania. Gruppi estremisti libici, nei giorni scorsi, avevano accusato Zeidan e il suo governo di aver autorizzato segretamente il raid delle forze speciali Usa. Come di fatto rivendicato questa mattina dal gruppo dei rapitori.

Il governo aveva annunciato una riunione d'urgenza del Consiglio dei ministri. «Il governo e il Congresso generale nazionale (il Parlamento, ndr) affronteranno questa situazione», aggiungeva la nota, che invitava «i cittadini alla calma». Una foto del premier libico Ali Zeidan al momento dell'arresto era stata diffusa dai rapitori e mostrata da Al Arabiya. Nella foto si vede il premier con una camicia marrone semiaperta e un'espressione accigliata, tenuto sotto braccio da due persone in borghese.

In Italia vertice al ministero della Difesa. In Italia, dopo il rapimento, nella prima mattinata era stata convocata una riunione, presso lo Stato maggiore della Difesa, tra il ministro della Difesa, Mario Mauro, e i vertici militari per «monitorare la situazione libica in raccordo con la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero degli Affari esteri».

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