Gb, Alfie non morirà oggi, non sarà più staccata la spina dopo il tweet del Papa: Bambino Gesù pronto ad accoglierlo

Gb, Alfie non morirà oggi, non sarà più staccata la spina dopo il tweet del Papa: Bambino Gesù pronto ad accoglierlo
di Federica Macagnone
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Venerdì 6 Aprile 2018, 11:07 - Ultimo aggiornamento: 21:08

Il piccolo Alfie Evans non morirà oggi. Quando ormai si era a un passo dall'ora "X" in cui i medici avrebbero staccato la spina dei macchinari che tengono in vita questo bimbo di 23 mesi, gli stessi dottori hanno fatto ieri un clamoroso dietrofront sotto la spinta del tweet del Papa che mercoledì aveva espresso con forza la «sincera speranza che possa essere fatto tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie». Come ha riferito l'europarlamentare Stephen Woolfe, i dirigenti dell'ospedale Alder Hey di Liverpool hanno deciso di bloccare la procedura di fine vita programmata proprio per oggi e stanno ora riconsiderando la situazione. Un colpo di scena insperato per il padre e la madre di Alfie e per l'esercito delle organizzazioni pro-life che da mesi combattono battaglie legali (peraltro tutte perse) per mantenere in vita il bimbo, nonostante i medici si siano finora detti sicuri che qualunque ulteriore tentativo di cura sarebbe un accanimento inumano. E ora i genitori, Tom Evans e Kate Jones, 21 anni lui e 20 lei, sperano di poter realizzare il sogno di cui avevano già parlato più volte in questi mesi: portare Alfie al Bambino Gesù di Roma.
 

 

Qualche mese fa proprio alcuni specialisti dell’ospedale romano erano volati in Gran Bretagna per una “second opinion”, dando disponibilità ad accogliere il piccolo nella loro struttura per un accompagnamento fino al compimento naturale di ciò che non è prevedibile: qualora i medici inglesi acconsentissero al viaggio, Alfie potrebbe viaggiare verso la sua ultima casa a Roma. I genitori, infatti, non si arrendono a dare l’ultimo addio ad Alfie staccandogli la spina e preferirebbero portarlo in Italia, dove la legge non prevede un’accelerazione finale della vita (fase in cui si priverebbe il piccolo dei supporti vitali, come alimentazione e ventilazione): al Bambin Gesù, che si è reso disponibile ad accoglierlo per la fase di accompagnamento, Alfie rimarrebbe attaccato ai macchinari, salvaguardando, ovviamente, la sofferenza del bambino. La storia di Alfie ricorda quella di Charlie Gard, il neonato londinese morto il 28 luglio 2017, alla vigilia del suo primo compleanno, per una rara patologia genetica: ma a differenza di Charlie, le prospettive terapeutiche per il piccolo Alfie non ci sono.

Nato il 9 maggio 2016, Alfie è ricoverato all’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool dal dicembre dello stesso anno, quando entrò in coma per una misteriosa malattia, non ancora diagnosticata, che appare inguaribile, visto che nessuna conoscenza scientifica riesce a contrastarla. Il bambino risponde ancora ad alcuni stimoli minimi, ma dalle analisi risultano lesioni cerebrali estese in diverse aree e, a detta dei medici che lo seguono, sono presenti alcuni nessi legati a patologie di tipo neurologico grave. Secondo loro Alfie sta subendo un processo progressivo degenerativo neurologico che lo porterebbe a morte certa. In base a queste diagnosi gli specialisti si sono rivolti all’Alta Corte inglese per ottenere il permesso di staccare la spina al bambino: in quella sede il giudice Hayden ha stabilito che Alfie non poteva essere portato a Roma per un diverso trattamento, come desideravano i genitori, e ha accolto la richiesta dei dottori. La sentenza è stata poi approvata dalla Corte d'appello e successivamente dalla Corte suprema che il 23 febbraio, respingendo il ricorso dei genitori, ha ritenuto giusto autorizzare i medici, «nel miglior interesse del bambino», a staccare il ventilatore che lo tiene in vita giudicando come un accanimento «inclemente, ingiusto e inumano» ogni ulteriore tentativo di cura. Tom Evans e Kate Jones, che fin dall'estate scorsa avevano avviato una battaglia legale sostenuta dall'universo pro-life tramite campagne on line sottoscritte da migliaia di persone, si erano appellati a quel punto alla Corte europea dei Diritti dell’uomo, ricevendo però l'ennesima doccia fredda: Strasburgo ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso degli Evans, giudicando la malattia del bambino «catastrofica, incurabile e progressiva».

«È la mia sincera speranza - ha scritto il Pontefice - che possa essere fatto tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans e che la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata. Prego per Alfie, per la sua famiglia e per tutte le persone coinvolte». E dopo neanche 24 ore è arrivato il dietrofront dell'ospedale Alder Hey: la macchina che tiene in vita il piccolo non sarà staccata, Alfie avrà un'altra chance. Nei prossimi giorni ci sarà una serie di incontri per riconsiderare la situazione e discutere le migliori soluzioni per la cura del bimbo. Verrà valutata inoltre l'ipotesi di portare Alfie, come desiderano i genitori, al Bambino Gesù di Roma. Un viaggio certamente complicato e rischioso per il bimbo che, oltre a essere soggetto a crisi epilettiche resistenti ai farmaci, senza respirazione meccanica morirebbe soffocato: ma almeno, ora, di questa possibilità si torna a parlare, dopo che gli Evans se l'erano vista negare per ben tre volte dai giudici.

I genitori avevano pubblicato in settimana un video in cui dicevano che Alfie sta mostrando miglioramenti. E avevano scritto su Facebook: «Stiamo implorando l'ospedale di continuare a mantenere Alfie in vita per darci la possibilità di vedere se si sveglia o se migliora». All'ultimo minuto, ma ce l'hanno fatta.
 
 

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