Aleppo, la strage dei civili in fuga: 100 vittime nell'attacco kamikaze

Aleppo, la strage dei civili in fuga: 100 vittime nell'attacco kamikaze
di Cristiano Tinazzi
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Domenica 16 Aprile 2017, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 15:43
Una tremenda esplosione ha colpito il checkpoint di al Rashidin, località alla periferia occidentale di Aleppo in mano ai ribelli, proprio mentre stazionava un convoglio di bus con a bordo persone evacuate dai villaggi sciiti di Kefraya e al Foua. Almeno quattro i mezzi colpiti. Secondo alcune fonti mediche locali, sarebbero più di cento i morti, tra cui donne e minori, e decine i feriti, per la maggior parte civili. Tra le vittime anche militari di entrambe le parti. Dalle prime ricostruzioni, a causare l'esplosione sarebbe stata un'auto imbottita di esplosivo, pare un pick-up.

L'EVACUAZIONE
I bus erano in attesa di entrare ad Aleppo nel quadro dell'accordo che prevede l'evacuazione della popolazione e di elementi armati dai villaggi di Kefraya e al Foua, nel Rif di Idlib, assediati da forze ribelli, in cambio di quella delle città di Zabadani e Madaya, nel Rif di Damasco, assediate dai miliziani di Hezbollah, alleati del regime di Assad. Lo scambio è stato programmato da diverso tempo e prosegue sulle orme di quanto avvenuto tre anni fa a Homs (ma anche recentemente), svuotata di elementi ostili e di buona parte della popolazione.
Un'operazione di pulizia etnica portata avanti dal regime e dai suoi alleati ogni volta che si prospetta una conquista territoriale (come avvenuto ad Aleppo) o le condizioni di vita degli assediati diventano insostenibili. Nelle ultime ore circa duemila persone tra civili e militari erano partite dai villaggi sciiti per raggiungere il checkpoint di al Rashidin dove sarebbero dovuti arrivare altri settantacinque pullman da Madaya e Zabadani.

LO SCAMBIO
Al checkpoint, sotto la mediazione della Mezzaluna Rossa, si sarebbe dovuto effettuare lo scambio di popolazione e armati. Ma qualcuno ha voluto colpire nel mucchio facendo detonare una autobomba. Nonostante regime e forze ribelli si siano accusati a vicenda dell'accaduto, il trasferimento e lo scambio di civili sta procedendo, riferiscono fonti sul terreno. Non è stata l'unica autobomba. Una seconda è esplosa ad un checkpoint del regime nella provincia di Latakia, roccaforte del regime di Bashar al Assad nel nord della Siria. Nel sud del Paese, invece, le forze del Free Sirian Army continuano ad avanzare nella città di Daraa. Anche ieri, nonostante continui bombardamenti portati dall'aviazione russa e da quella siriana, i ribelli hanno continuato ad avanzare nel quartiere di al Manshiah.

Il governatorato di Daraa è per circa il 70% in mano alle forze anti Assad, mentre un'area, quella della valle di Yarmouk, è controllata dallo Stato islamico. L'Fsa sta portando avanti anche un tentativo di penetrazione nella valle, ma ieri ha perso almeno quaranta uomini di fronte alla strenua resistenza degli uomini di al Bagdadi. Intanto a nord, verso Raqqa, le Forze Democratiche della Siria (Fds), alleanza curdo-araba sostenuta dagli Usa, sono arrivate alle porte di Tabqa, città della Siria settentrionale in mano allo Stato islamico, ritenuta strategica per lanciare l'offensiva su Raqqa, situata circa cinquanta chilometri a est. Lo hanno riferito gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, un gruppo vicino all'opposizione basato in Gran Bretagna. I combattenti delle Fds si trovano «ora a centinaia di metri da Tabqa», hanno precisato gli attivisti. La città è circondata dall'alleanza curdo-araba dai primi giorni di aprile. Situazione tesa che prelude a terribili combattimenti per la presa della città. Difficilmente i miliziani dell'Isis si ritireranno come successo in altre aree nel nord del Paese. Giovedì, nei pressi di Tabqa, sono stati uccisi per errore diciotto ribelli delle Fds in un raid aereo della coalizione militare internazionale a guida americana. Intanto ad Hama continuano i combattimenti tra forze del regime e milizie ribelli, sotto i ripetuti e numerosi bombardamenti aerei russo siriani e il lancio di barili bomba da parte di elicotteri del regime che continuano a causare decine di morti al giorno tra la popolazione civile.