La carriera di quello che Le Monde ha definito «il nuovo Bin Laden» comincia alla periferia di Baghdad all'ombra dell'invasione anglo-americana del 2003. L'allora 32enne Awwad forma un gruppuscolo armato e si unisce alle formazioni jihadiste. Nel 2005 finisce nelle mani dei soldati americani. E passa quattro anni in una prigione nel sud della capitale: una circostanza che gli darà notorietà e legittimità. Ma anche una invidiabile rete di contatti nell'ambiente qaedista. Quando il 18 aprile del 2010 l'allora capo dello Stato islamico dell'Iraq - Abu Omar al Baghdadi - viene ucciso, i vertici della piattaforma nominano responsabile del gruppo Abu Bakr, da poco tornato in libertà. Un mese dopo, il 16 maggio, è proprio il nuovo leader ad annunciare la sua alleanza con al Qaida, guidata da Ayman al Zawahiri Da allora Baghdadi comincia di fatto a sfidare l'autorità del medico egiziano, successore di Bin Laden (ucciso nel 2011) e rintanato sulle montagne tra Pakistan e Afghanistan.
L'azione terroristica dello Stato islamico riprende vigore e il gruppo si stabilisce nella turbolenta regione di al Anbar, nelle regioni desertiche a ridosso del confine siriano. Con l'inasprirsi della guerra siriana nel 2013 e con il ritiro improvviso delle truppe del presidente Bashar al Assad dalle zone di Raqqa e dall'est di Dayr az Zor, alla frontiera con l'Iraq, per gli uomini di Baghdadi è un gioco da ragazzi risalire l'Eufrate e prendere Raqqa: quasi senza colpo ferire, proprio come è successo nelle scorse settimane con Mosul. Nell'aprile del 2013 Baghdadi rompe con al Qaida centrale e dichiara di avere una propria politica autonoma e fa uccidere in Siria l'arbitro inviato da Zawahiri per dirimere i contrasti con i qaedisti siriani. Forte di successi militari ancora inspiegabili contro eserciti descritti come i più potenti della regione, il credito di Baghdadi conquista ormai i cuori di migliaia di giovani disadattati di mezzo mondo in cerca di una ragione per vivere e morire.
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