Africa, il continente più giovane: non supera i 18 anni di media l'età della popolazione

La cartina pubblicata dal Global Post sulla base dei dati del CIA Factbook
di Giulia Aubry
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Martedì 26 Maggio 2015, 15:28 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 08:27
Un modo originale per festeggiare l’Africa Day, l’anniversario della nascita dell’Organizzazione dell’Unità africana – oggi conosciuta come Unione Africana – fondata nel 1963. Il 25 maggio il giovane Suleiman, che si definisce imprenditore, scrittore e nerd somalo (ma vive ad Amsterdam), nel suo account twitter @Payitforward87 ha pubblicato una cartina del continente nativo con le indicazioni, per ogni singolo Stato, dell’età media dei suoi abitanti. Un continente che ha tanti, tantissimi abitanti giovani, un dato che per Suleiman deve diventare un punto di forza e dare speranza e futuro a chi, come lui, è nato in un paese tormentato dalle guerre e dalle carestie.

La cartina è stata pubblicata qualche tempo fa sul sito statunitense di informazione GlobalPost che ha raccolto i dati del CIA Factbook per fotografare le età della popolazione nel mondo. Ciò che emerge immediatamente è che i cinque paesi con la popolazione mediamente più giovane del mondo sono Niger, Uganda, Mali, Malawi e Zambia. Qui la maggior parte della popolazione non è neanche maggiorenne… L’età media si aggira in tutto il continente tra i 16 e i 28 anni e nei cinque paesi più giovani non arriva si agira intorno ai 15. Un dato impressionante se lo si confronta con quello degli Stati più vecchi come la Germania e il Giappone dove l’età media è 46,1 anni o l’Italia dove si arriva a 44 anni e mezzo.



E non se la cavano tanto meglio neanche gli stati Uniti con il loro 36,9.

Il continente africano non è – decisamente – un paese per vecchi. Anche perché questi Stati sono anche quelli in cui la speranza di vita, sempre in base ai dati dell’ultimo aggiornamento del CIA FactBook, è più bassa. Nello Zambia, dove l’età media è di 16,7, difficilmente si arriva a 52 anni.



Fattori endogeni ed esogeni rendono la vita in molti di questi paesi piuttosto difficile. L’Ebola, la pandemia dell’Aids, le guerre, il terrorismo, le carestie – solo per citarne alcune – sono tra le tante cause di morte che possono porre fine prima del tempo alle vite di questi adolecenti e giovani africani.

Ma questo dato non deve essere letto solo in chiave negativa e neppure essere percepito – come alcuni studiosi scrivono – come una “bomba globale a tempo ”, il risultato di un armageddon tra crescita demografica e disoccupazione. Anche se è vero che su 200 milioni di giovani che vivono nel continente africano, 75 sono disoccupati e possono divenire così, come già avviene, preda di organizzazioni criminali, malavitose e terroristiche.



Capovolgendo la prospettiva, e sposando quella di Suleiman, ci accorgiamo che la crescita della popolazione giovane africana è un dato positivo, dovuto in gran parte alla riduzione sempre più evidente della mortalità infantile. Vaccinazioni, disponibilità di medicinali e rafforzamento delle strutture sanitarie hanno portato a notevoli successi su questo fronte. Secondo le Nazioni Unite nei prossimi 10 anni i paesi africani aggiungeranno ulteriori 10 anni alla loro speranza di vita media. Se oggi in Africa si vive fino a 57 anni, nel 2050 la popolazione arriverà in media a 67.



E i più giovani sono inevitabilmente destinati a sostituire i cinesi come prima forza lavoro in tutto il mondo. Nel 2050 un lavoratore su quattro proverrà dall’Africa. Investire sulla loro educazione, le loro potenzialità, il loro futuro diventa così imprescindibile per l’intera comunità internazionale.



Oltre i barconi, le minacce terroristiche e un immaginario collettivo non sempre favorevole, l’Africa sta crescendo in numeri e qualità. Ignorarlo o viverlo solo come una minaccia potrebbe non essere così utile se i numeri – come ci si sente spesso ripetere – non mentono.