Aereo Sinai, una 15enne seduta sulla bomba: è stata la prima a morire

Aereo Sinai, una 15enne seduta sulla bomba: è stata la prima a morire
di Federica Macagnone
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Mercoledì 25 Novembre 2015, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 18:02
Era sotto di lei, a pochi centimetri, mentre viaggiava su quell'aereo Metrojet russo, abbattuto nei cieli del Sinai dai terroristi dello Stato Islamico.



La bomba rudimentale, confezionata dai jihadisti, era stata collocata sotto i posti 31A o 30A: su uno di quei sedili stava viaggiando Maria Ivleva, 15 anni, occhi chiari e lunghi capelli castani. Sorride ancora oggi alla vita nelle centinaia di foto postate sui social network. Una ragazza solare, bella, piena di energia che tornava nella sua San Pietroburgo dopo un viaggio. Una vita spazzata via in un secondo.



Secondo le indagini russe sull'attentato che il 31 ottobre ha ucciso i 224 passeggeri del volo A321 diretto da Sharm-el-Sheikh a San Pietroburgo, la bomba con la potenza di oltre un chilo di tritolo era sotto i sedili dove viaggiavano Maria e Nadezhda Bashakova, 77 anni. Storie che si incrociano nello spazio di pochi metri in un giorno disperato in cui il regime del terrore ha deciso di annientare inermi vite umane: e così la storia di Maria, in viaggio con mamma Marina, 44 anni, si intreccia con la vita di Nadezhda, di ritorno da Sharm con la figlia. Tutte morte, tutte vittime dello spietato regime del terrore.



La polizia scientifica ha reso noto che la potenza della bomba, collocata nello spazio destinato al giubbotto di salvataggio, ha raggiunto i posti fino alla fila 27 in avanti e fino alla 32 indietro. Sono morti tutti, in un solo istante: prima Maria, poi Nadezhda, la mamma della ragazzina, seduta al 31B e così via dicendo tutte le persone sedute nel raggio di qualche metro. Sorte diversa è capitata agli altri passeggeri, seduti a distanza dal punto della deflagrazione. L'aereo, spezzatosi in due a un'altitudine di 31mila piedi, è caduto in picchiata a una velocità di 6mila piedi al minuto, in un breve lasso di tempo che alle vittime deve essere parso infinito.



L'Isis ha prima rivendicato l'attentato, poi, sulla rivista jihadista Dabiq, ha pubblicato la foto dell'ordigno collocato a bordo del volo: un congegno artigianale realizzato con una lattina, un detonatore e un apparato elettronico. Secondo l'intelligence russa e inglese, non c'erano kamikaze a bordo: la bomba sarebbe stata introdotta e posizionata all'interno del velivolo da un addetto all'aeroporto di Sharm el Sheikh. Ma ancora molte domande rimangono senza risposta. Di sicuro rimangono solo la disperazione delle famiglie e i sorrisi spezzati di centinaia di persone.