Aereo scomparso, l'incubo di non trovarlo mai più

Aereo scomparso, l'incubo di non trovarlo mai più
di Anna Guaita
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Sabato 12 Aprile 2014, 19:05 - Ultimo aggiornamento: 20:24
NEW YORK – E’ una tortura. Si sa che quei segnali acustici rilevati nei giorni scorsi appartenevano molto probabilmente alla scatola nera del 777 malese scomparso l’8 marzo, ma da martedì il ping non si è più fatto sentire. Si teme che le batterie dei ripetitori siano scariche. E questo renderà le operazioni ancora più difficili. Nessuno lo ammette apertamente, ma il rischio che l'aereo possa non venire mai ritrovato è reale.



«Sono fiducioso», ha insistito Tony Abbot, il premier australiano. Ma Abbot ha anche aggiunto che la ricerca dell’aereo «è la più difficile nella storia dell’umanità», e che non si può ignorare quanto sia dura «la sfida di trovare i resti dell’aereo a quattro chilometri e mezzo sotto la superficie dell’Oceano».



I “ping” della scatola nera hanno contribuito a restringere la zona della ricerca a un rettangolo il cui perimetro è di 50 chilometri per 40. Dieci aerei e 14 navi sono impegnati nella ricerca di detriti galleggianti, a circa mille chilometri dalla costa sud ovest dell’Australia, e anche ieri ne sono stati raccolti vari, ma nessuno sembrava appartenere all’aereo scomparso.



Uno degli aerei impegnati nella ricerca è un P-8 Poseidon della Marina Usa, equipaggiato con una strumentazione segretissima usata generalmente nello spionaggio militare. Sulla superficie dell’acqua e sott’acqua invece la ricerca sonora è affidata alle boe sonar e a un altro strumento della Marina Usa, il Towed Pinger Locator, un “orecchio” ultrasensibile ai segnali acustici della scatola nera, che naviga a grandi profondità, trainato da una nave. Tutto ciò però diventa inutile se le batterie della black box, che hanno una sopravvivenza di circa 30 giorni, sono già scariche.



Mentre le ricerche continuano, un nuovo possibile giallo si aggiunge a complicare il quadro già così misterioso: il giornale malese “New Straits Times” ha sostenuto che ci sarebbe la prova che poco prima che l’aereo diventasse invisibile ai radar, il cellulare del copilota era stato acceso. Non è chiaro se ci sia stato un tentativo di effettuare una telefonata. Ma se questa notizia fosse confermata, sarebbe la prova che poco prima di scomparire l’aereo era sceso di quota abbastanza perché un ripetitore captasse il segnale del cellulare di Fariq Abdul Rahman.
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