Aereo abbattuto, via libera agli ispettori Onu. 169 corpi su un treno per Donetsk

Aereo abbattuto, via libera agli ispettori Onu. 169 corpi su un treno per Donetsk
di Giuseppe D’Amato
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Lunedì 21 Luglio 2014, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 17:22

MOSCA Uomini della Protezione civile nei campi e nei boschi, altri a rovistare in mezzo ai rottami del Boeing malese, mentre tutto attorno per un’area di 35 km quadrati i combattenti della Repubblica popolare di Donetsk garantiscono la sicurezza con i fucili in mano. Per ore il mesto lavoro di recupero dei corpi (le vittime sono state 298) è andato avanti senza interruzioni.

All’appello ne mancano ancora una cinquantina.

Quelli ritrovati, insieme ad alcuni frammenti umani, sono stati composti su un treno con vagoni frigorifero, la cui destinazione finale è ignota. Nella zona la temperatura è stabilmente ferma attorno ai 30 gradi. Ecco perché bisogna fare presto.

CENTINAIA DI ESPERTI

C’è sempre molta confusione, ma adesso pare che l’operazione stia andando per il verso giusto. Ai duecento uomini della Protezione civile ed ai 50 specialisti, impegnati finora, si stanno per unire esperti dell’Interpol, oltre che specialisti americani, britannici, malesi.

Il giallo sulle scatole nere è per il momento finito. Le autorità separatiste hanno annunciato di averle recuperate (ma non si conosce con certezza il loro reale stato di conservazione) e che le consegneranno ai funzionari dell’Agenzia mondiale dell’aviazione, la quale, con ogni probabilità, verrà incaricata di condurre un’inchiesta «libera ed indipendente», almeno si spera. Gli ucraini, però, non si fidano dei “ribelli”. I loro servizi segreti SBU hanno reso pubblica la registrazione di una telefonata in cui uno dei capi dei separatisti filo-russi parla con un membro della locale Protezione civile. «Ho una richiesta per lei, ma non è mia, ma di chi sta a monte – dice il comandante del battaglione “Vostok”, Aleksander Khodakovskij -. Le scatole nere dobbiamo averle noi». E non devono finire nelle mani dell’Osce o di altri.

Il Dipartimento di Stato Usa ha già denunciato che lo spostamento dei rottami rischia una «potenziale falsificazione delle prove». Fonti di intelligence americana sostengono poi che i sistemi missilistici anti-aerei, forniti dai russi ai separatisti, siano stati rimossi dopo la tragedia del 777 malese. E ieri il segretario di Stato John Kerry è stato esplicito: «È chiaro», ha detto, che il sistema di missili usato per l'abbattere l'aereo della Malaysia Airlines veniva dalla Russia. Angela Merkel, David Cameron e Francois Hollande hanno chiesto a Mosca di permettere l'accesso agli ispettori Osce sul luogo del disastro, altrimenti l'Ue «ne trarrà le conseguenze». Soprattutto la cancelliera tedesca ha alzato la voce, parlando di «insopportabile situazione» dopo il disastro «con particolare riferimento all'approccio catastrofico dei separatisti con le vittime».

FOTO SATELLITARI

Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha dichiarato che Kiev dispone di foto satellitari in cui si vede il momento del lancio del missile giovedì pomeriggio. Il primo interrogativo è chi gliele abbia fornite, poiché la repubblica ex sovietica non dispone di satelliti militari.

La Russia continua con il suo basso profilo e chiede a tutti di aspettare l’esito finale dell’inchiesta ufficiale prima di giungere ad affrettate conclusioni. La pesantissima campagna di propaganda televisiva sembra però essersi presa una pausa dopo mesi di incessante tambureggiamento. Fonti dello spionaggio ucraino asseriscono che alcuni “capi dei terroristi” stiano facendo le valige per tornarsene oltreconfine.

Come al solito le voci più incredibili si rincorrono, provocando incertezza ed irritazione. E in un momento tragico come questo, con il mondo che osserva da vicino gli eventi in Donbass e a Lugansk, certi giochetti potrebbero rivelarsi terribilmente controproducenti. Lo stesso discorso vale per la scarsa trasparenza.

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