Secondo le indiscrezioni comparse su Site e su altri siti statunitensi di informazione - dal Daily Beast a Vocativ - nei momenti immediatamente precedenti e successivi ai terribili fatti di Parigi, alcuni membri del commando avrebbero comunicato tra di loro proprio attraverso Telegram. E il giorno dopo, Isis avrebbe postato un messaggio su uno dei suoi siti - trasferiti nel cosiddetto deep-web - in cui incoraggiava i sostenitori a scaricare l'app Telegram che invia messaggi criptati e ne garantisce l'auto-distruzione, in un tempo determinato dall'utente a partire dala lettura.
D'altra parte Telegram - che vanta una platea di 50 milioni di utenti -, è nato proprio per impedire che l'intelligence russa potesse intercettare le comunicazioni inviate tramite la piattaforma di messaggistica istantanea. E' stato lo stesso Pavel Durov - fondatore e proprietario anche del più grande social media russo, VKontakte o VK, come è meglio conosciuto - a raccontarlo in un'intervista lo scorso anno al sito TechCrunch. Durov ha ideato nel 2013, insieme al fratello Nikolai, il sistema e ci tiene a sottolineare che la piattaforma non è in alcun modo legata al governo di Mosca, al punto che la sede operativa e amministrativa è a Berlino.
Come altri servizi di messaggistica istantanea criptata - come Snapchat e Secret - anche Telegram potrebbe, prima o poi, mostrare delle falle e permettere così alle agenzie di intelligence internazionali di intercettare i messaggi inviati dagli uomini di Isis. Alcuni giornali specializzati sostengono che, fino a questo momento, però Telegram abbia permesso a molti sostenitori di Isis di sfuggire al controllo in Siria e in Iraq così come in alcuni paesi europei, e di operare praticamente indisturbati sia nei territori del Califfato che nelle periferie delle nostre grandi città.
E' dunque probabile che, come già avvenuto, in futuro anche Telegram possa diventare più vulnerabile. Data la capacità di adattamento di Isis, però, è altamente probabile che per quell'epoca operativi e sostenitori abbiano già spostato le loro comunicazioni, la loro propaganda e la loro capacità di reclutamente su un altro strumento. A dimostrazione che la guerra al fondamentalismo islamico si combatte sempre di più nell'ambiente comunicativo cyber.