Nell'udienza dello scorso 23 gennaio, il boss, parlando del presunto attentato da lui ordinato nel 2009 contro Zara, di cui ha riferito il suo ex braccio destro oggi pentito Michele Barone, disse che «se avessi voluto uccidere Zara lo avrei fatto con o senza Barone, ma a modo mio». Allora il pm della Dda Maurizio Giordano chiese subito di inviare il verbale d'udienza alla Procura di Napoli perché temeva che quelle parole celassero un messaggio all'esterno; richiesta reiterata anche oggi per dichiarazioni che sembrano ancora più gravi. Il presidente del collegio Maria Francica è addirittura intervenuta per redarguire Zagaria: «Io non le permetto di dire che questo è un processo politico - ha detto il magistrato - è un processo punto e basta». Ne è nato un piccolo siparietto con il boss, che ha chiesto al giudice: «Cosa mi consigliate di fare?»; la Francica ha sorriso: «Lei ha due avvocati - ha risposto - si faccia consigliare da loro».
In un'altra udienza tenuta a Napoli qualche giorno fa, Zagaria aveva revocato per quel processo, i due legali Andrea Imperato e Angelo Raucci, dicendo di essere senza soldi; quest'ultimo oggi era però in aula a tutelare gli interessi del boss.
Il capoclan ha ribadito la durezza del carcere duro, dicendo di sentirsi vittima di una campagna mediatica. «Qualunque cosa dico - ha affermato - viene strumentalizzata, tanto che nei giorni scorsi sono uscito anche in televisione». Tornando poi al capitolo Zara, l'ex primula rossa dei Casalesi, ha rettificato quando detto in una delle prime udienze del processo in cui aveva ricordato di aver incontrato Zara quando questi era piccolo, no «l'ho incontrato quando ero adulto; mi ha chiesto anche due favori». Su queste parole Zara ha preannunciato una nuova querela dopo quella presentata nel 2015.
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