Yara, la famiglia chiede a Bossetti 1,8 milioni: «Ci dica come sono andate le cose»

Yara, la famiglia chiede a Bossetti 1,8 milioni: «Ci dica come sono andate le cose»
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Venerdì 20 Maggio 2016, 17:14 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 22:23

Tre milioni, 249 mila e 230 euro: questa la cifra che i legali della famiglia di Yara Gambirasio hanno chiesto, sulla base di tabelle del Tribunale di Milano relative ai danni morali, come risarcimento a Massimo Bossetti, a processo a Bergamo per l'omicidio della tredicenne di Brembate Sopra. La richiesta danni è arrivata assieme a un accorato e a tratti commosso appello all'imputato, pronunciato durante la sua arringa dall'avvocato Andrea Pezzotta, perchè Bossetti confessi: «Ci dica come sono andate veramente le cose - ha detto -. Lei è un uomo tormentato: liberi la propria coscienza, così potrà vivere meglio. È lei che deve decidere e non le resta molto tempo. Per la famiglia sarebbe importantissimo saperlo».
 

 

Oggi in Tribunale a Bergamo è stata la giornata delle parti civili, con i legali della famiglia Gambirasio, che non era in aula. C'era invece, come sempre, Bossetti (ed era presente nel pubblico anche sua sorella Laura), che ha masticato per quasi tutto il tempo una gomma americana e ha sbottato quando l'altro legale dei Gambirasio, l'avvocato Enrico Pelillo, ha ricostruito come sono andati a suo avviso i fatti: «Non è vero niente!», ha esclamato il carpentiere di Mapello, rompendo il silenzio. Proprio Pelillo ha fatto riferimento al dna, definita «una prova stoica, inossidabile, inconfutabile, è un macigno: è la firma di Massimo Bossetti al delitto di Yara». Il legale ha invitato la Corte, una volta in Camera di consiglio, a evitare ogni condizionamento mediatico attorno al processo. «L'assassino di Yara è una persona scaltra - ha aggiunto Pelillo -. Noi non abbiamo mai cercato un colpevole, ma il colpevole. Dopo la scomparsa di Yara anche la sua famiglia è stata oggetto di indagine da parte del pm, che ha fatto bene. Fulvio è stato letteralmente massacrato da certa stampa. Quando poi è stato ritrovato il corpo, tre mesi dopo la scomparsa, sono stato contento per la famiglia, perchè peggio di un figlio assassinato c'è solo un figlio scomparso. In tutto questo periodo la famiglia Gambirasio ha vissuto con dolore, riserbo, pudore e dignità».

«Il movente dell'omicidio di Yara è chiaro e limpido ed è di natura sessuale», ha aggiunto il legale. «Le lettere che Bossetti ha inviato a una detenuta sono indicative dei suoi gusti sessuali, in linea con le ricerche trovate nel computer della famiglia: in entrambi si parla di dettagli intimi simili. Bossetti è un mentitore seriale, la cui memoria va e viene a seconda della sua convenienza». Di fronte a queste parole, Bossetti ha più volte sorriso in aula e scosso la testa come per esprimere disapprovazione. Pelillo ha anche definito «reticente» la moglie dell'imputato, Marita Comi. E proprio di due «confessioni extragiudiziali» alla moglie ha parlato l'avvocato Pezzotta: «Ci sono due pilastri in quest'inchiesta: la prova del dna e due confessioni extragiudiziali dell'imputato alla moglie». Davanti alla moglie che gli chiedeva dove fosse la sera del delitto, Bossetti rispose: «non ricordo, non ricordo». «Quella sera Bossetti sapeva benissimo dov'era, era alle prese con un'orribile operazione di macelleria», ha sostenuto l'avvocato Pezzotta. Poi le richieste di risarcimento: 1.838.000 euro per la mamma di Yara, 983.970 euro per il papà e 427.260 euro per la sorella Keba. Centomila euro è stata invece la richiesta con la quale si è aperta l'udienza di oggi: è stata presentata dall'avvocato Carlotta Biffi, legale di Massimo Maggioni, collega di Bossetti che lo accusa di calunnia per aver cercato di far ricadere la colpa dell'omicidio di Yara su di lui.

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