Voto di scambio alle Regionali 2015, decine di arresti in Puglia

Voto di scambio alle Regionali 2015, decine di arresti in Puglia
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Martedì 13 Dicembre 2016, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 15:18
I carabinieri hanno chiuso il cerchio intorno al clan barese dei 'Di Cosola' nell'ambito dell'indagine sul presunto voto di scambio mafioso alle elezioni regionali del 2015 in Puglia. Sono decine gli arresti in corso dall'alba eseguiti dai militari del comando provinciale dell'Arma di Bari con 300 uomini impegnati a portare a termine una cinquantina di perquisizioni: si cercano armi e droga.

Unità cinofile, metal detector, sofisticate strumentazioni e un elicottero sono stati utilizzati dai carabinieri nell'operazione compiuta all'alba, finalizzata a chiudere il cerchio sull'agguerrito clan «Di Cosola». In carcere sarebbero finiti anche presunti capi e affiliati del sodalizio mafioso.

Tra gli arrestati c'è anche Armando Giove, 47 anni. È finito in manette insieme ad altre 20 persone, presunti affiliati al clan barese 'Di Cosola' che avrebbero condizionato l'esito delle elezioni regionali del 2015 in Puglia. Giove era il factotum del politico Natale Mariella, che si presentò alle elezioni regionali del 2015 in Puglia per 'I Popolari'. Tutti dovranno rispondere di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e coercizione elettorale in concorso. Mariella non venne eletto.

Le indagini, condotte attraverso sofisticate intercettazioni ambientali e telefoniche e coordinate dalla Dda di Bari, hanno consentito ai carabinieri di documentare come il clan «Di Cosola», dopo aver vissuto un difficile periodo, si stesse riorganizzando stipulando alcune «comparanze» con tutti gli altri clan della zona aventi come minimo comune denominatore l'ostilità verso il 'clan Strisciuglio'.

Grazie a questa strategia il clan Di Cosola stava continuando a imperversare in alcuni quartieri della città di Bari e in molti comuni della provincia, tanto da essere riuscito parzialmente a condizionare le elezioni regionali del maggio del 2015.
Negli atti di indagine si parla di diverse riunioni in cui fu concordata la corresponsione di 50/20 euro a voto ottenuto.
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