Così il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, intervenendo a Chieti, al convegno sul tema "La conoscenza non lascia lividi" in corso all'Università d'Annunzio contro la violenza sulle donne, alla presenza di Lucia Annibali, l'avvocato di Pesaro che oltre quattro anni fa venne sfregiata con l'acido, e del sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli. «Noi abbiamo bisogno di due grandi cose - spiega Legnini - la prima è fare in modo che alcuni dei magistrati italiani siano sempre più specializzati, sia negli uffici inquirenti che in quelli giudicanti.
Occorre adottare modelli organizzativi, attività formative, conoscenze, confronto con altri saperi per fare in modo che questo dato della specializzazione, che significa in definitiva comprensione del fenomeno più approfondita, si sviluppi sempre di più. Il secondo aspetto è quello dell'integrazione con la rete di assistenza, di cura, con le forze di sicurezza anche per fare in modo che gli strumenti preventivi funzionino di più, attività che richiede appunto sempre più un'integrazione fra la risposta giudiziaria quella preventiva, quella di cura e di assistenza». All'interno di queste due direttrici, conclude Legnini, «vanno esplorate anche le necessità di un'eventuale evoluzione del quadro normativo», sul quale «ci esprimeremo anche con una nostra valutazione».
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