Più complessa, invece, è l'inchiesta da poco trasferita per competenza territoriale a Treviso dalla Procura della Repubblica di Roma, a carico degli ex amministratori di Veneto Banca, per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio.
Nel caso fosse riconosciuto che alla data della messa in liquidazione (25 giugno 2017) la banca era già in condizioni di insolvenza, l'accusa che andrebbe ad aggiungersi alle altre contestazioni agli imputati sarebbe di bancarotta fraudolenta, un reato tale da far spostare in avanti nel tempo i termini per la prescrizione i quali invece, limitatamente alle altre contestazioni, potrebbero sopraggiungere prima del pronunciamento di una sentenza definitiva. L'inchiesta era stata avviata dalla Procura di Roma alla quale inizialmente i magistrati di Treviso avevano trasmesso i fascicoli, ritenendo fosse quella capitolina la sede propria per i reati contestati, in particolare l'ostacolo all'attività di vigilanza di Banca d'Italia. Il 27 marzo scorso, però, il gup romano Lorenzo Ferri aveva dichiarato l'incompatibilità disponendo la restituzione degli atti a Treviso.
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