Usa, medico sta per morire per insufficienza renale: la collega gli dona il suo

Usa, medico sta per morire per insufficienza renale: la collega gli dona il suo
di Federica Macagnone
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Martedì 28 Febbraio 2017, 19:01 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 11:38

Salvare vite è il pane quotidiano per la 51enne Colleen Coleman. Ogni giorno si presenta al Hoag Hospital di Newport Beach, indossa il suo càmice ed entra in sala operatoria. Per lei si tratta di una missione giornaliera. Così quando ha saputo che uno dei suoi colleghi più cari non stava bene, questa volta non ha messo a disposizione solo il suo lavoro, ma tutta se stessa per salvarlo: Colleen è entrata in sala operatoria come paziente e ha donato un rene a Brian Dunn, anestesiologo di 45 anni con poche chance di continuare a vivere a causa di una insufficienza renale. 

 

Colleen e Brian si conoscono da tempo e due volte al mese entrano in sala operatoria per un intervento insieme. Un'intesa straordinaria della quale, nell'ultimo periodo, avevano dovuto quasi del tutto fare a meno: Brian, infatti, soffriva di un'insufficienza renale e aveva già ricevuto un trapianto di rene dalla madre 25 anni fa. Tuttavia l'organo aveva smesso di funzionare e l'uomo, in lista d'attesa per un trapianto, era costretto a sottoporsi alla dialisi praticamente ogni giorno. A quel punto è entrata in gioco Colleen. «Non potevo fare altrimenti - ha detto la donna - Come posso chiedere alle persone di donare gli organi quando sono io la prima a non farlo?». 

E così si è sottoposta a tutti gli accertamenti necessari che hanno confermato che il rene era compatibile: l'intervento è avvenuto con successo e adesso Brian è in fase di recupero. Adesso, da stakanovista convinto, non vede l'ora di rientrare al lavoro: «Spero di poter tornare in ospedale tra sei settimane - ha detto - Per adesso penso solo a quanto sono stato fortunato ad avere una persona così al mio fianco sul lavoro. È incredibile come si sia spesa per me senza ricevere nulla in cambio. Ma lei è fatta così, lei è Colleen. È la mia eroina. È stata la risposta a tutte le preghiere».

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