Regeni, un pm italiano con l'ambasciatore per seguire l'inchiesta

Regeni, un pm italiano con l'ambasciatore per seguire l'inchiesta
di Sara Menafra
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Giovedì 17 Agosto 2017, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 18 Agosto, 08:56

Incarichi precisi, alcuni dei quali direttamente collegati all'impegno nel chiarire definitamente chi e perché abbia ucciso Giulio Regeni. Ma, soprattutto, la presenza di un «incaricato giudiziario», quasi certamente un magistrato (o un ufficiale di polizia giudiziaria) che avrà lo specifico compito di mantenere i contatti con la procura di Roma sugli sviluppi dell'inchiesta e fornire alll'ambasciatore indicazioni sulle forme di pressione politica da esercitare. È vincolando il prossimo inviato italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, ad obiettivi precisi, buona parte dei quali legati alla scoperta delle ragioni della morte del ricercatore italiano, che il governo e la Farnesina intendono difendersi dall'accusa di aver abbandonato l'obiettivo della ricerca della verità per motivi politici ed economici.

IL MAGISTRATO
Proprio per questo, come spiegano fonti della Farnesina, la lettera di missione con cui ogni ambasciatore si insedia nel paese ospitante e che, generalmente, parla del generico rafforzamento delle relazioni istituzionali ed economiche tra i due paesi, nel caso di Cantini contiene invece una lunga lista di obiettivi legati all'inchiesta Regeni, ma più in generale al peso che a questa orribile vicenda verrà data in tutte le occasioni istituzionali e di cooperazione tra i due paesi. Al di là di una serie di iniziative e celebrazioni ufficiali (che comunque un peso l'avranno per un governo, come l'Egitto che a lungo ha cercato di trattare il caso Regeni come un incidente tra i tanti), il punto fondamentale è «l'invio al Cairo - si legge nella lettera d'incarico - di un magistrato o esperto per seguire la vicenda Regeni». L'inviato avrà appunto un doppio ruolo: tenere i contatti con Giuseppe Pignatone e Sergio Colaiocco, che a Roma indagano sul caso, e, contemporaneamente segnalare quali siano i punti su cui l'ambasciatore dovrà premere con maggiore forza.

NO AL BUSINESS COUNCIL
Nessuno nell'ambiente diplomatico nega che la riapertura dell'ambasciata avrà compiti più generali, come il mantenimento delle relazioni politiche ed economiche e il rapporto con gli italiani espatriati (una comunità numerosa). Sul piano delle relazioni economiche, il ritorno alla normalità non sarà cosa facile. L'ambasciatore sarà sottoposto al divieto di riattivare il business council, il forum tra imprese locali e italiane che, normalmente, favorisce la cooperazione tra operatori privati dei due paesi. Il tema dei diritti umani continuerà ad avere un peso, spiegano sempre dal ministero degli Esteri, in tutti i rapporti ufficiali col paese: sul sito «Viaggiaresicuri» che è il canale di informazione ufficiale per i turisti e i dipendenti inviati all'estero, ovunque nel mondo, resterà un «alert» dedicato alla morte di Giulio Regeni e al rischio di gravi violazioni dei diritti umani. Con la stessa logica, nel documento firmato dal ministro Angelino Alfano e consegnato a Cantini - per il quale è già stato «chiesto il gradimento» e la partenza sarà programmata nelle prossime settimane - si specifica che gli accordi di riammissione dei cittadini egiziani dovranno essere valutati con «cautela» proprio per evitare violazioni dei diritti.

LE CELEBRAZIONI
C'è poi un lungo capitolo dedicato alle celebrazioni per Regeni. La giornata del 3 febbraio, giorno del ritrovamento del corpo del ragazzo, sarà «celebrata in tutte le sedi diplomatiche del paese», l'auditorium dell'istituto di cultura del Cairo, così come l'università italo egiziana (sulla realizzazione della quale è da tempo in piedi un progetto), saranno dedicati al suo nome. Iniziative in memoria saranno organizzate in occasione dei giochi del Mediterraneo e potrebbero essere finanziati con la stessa finalità progetti di cooperazione internazionale sul tema dei diritti umani. Infine, la lettera ricorda che resta valido l'ordine del giorno votato dal Senato nel giugno del 2016 che vieta l'esportazione o la donazione di armi verso l'Egitto. La partenza dell'ambasciatore è prevista per settembre. Ma solo una volta in Egitto si capirà se la sua presenza aiuterà la scoperta della verità o, come teme la famiglia del ricercatore ucciso, segnerà la fine delle indagini.