Valeria Solesin, i funerali in piazza San Marco

Valeria Solesin, i funerali in piazza San Marco
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Martedì 24 Novembre 2015, 11:29 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 12:59

Venezia ha regalato una giornata tra le più radiose per l'addio a Valeria Solesin, l'unica vittima italiana delle stragi di Parigi. Nè odio, nè vendetta si sono alzati da Piazza san Marco, inedita sede dei funerali civili della studentessa falciata dai fanatici dell'Isis. Un invito al coraggio, a non arrendersi, al lavoro tra religioni diverse è stato l'ultimo lascito di Valeria, trasmesso dai genitori, Alberto e Luciana.

«I terroristi così hanno perso», hanno detto i capi della comunità musulmana, «è un dono di Valeria se oggi siamo qui uniti».

Autorità civili e religiose, alte cariche dello Stato, hanno fatto un passo indietro per rispetto verso la famiglia che aveva voluto una cerimonia aperta a tutti, in memoria di tutti. «L'affetto e la vicinanza che abbiamo ricevuto in questi giorni - ha detto Alberto Solesin - richiede ora di rivolgere a tutte le altre vittime lo stesso senso di umana partecipazione».

Sulla pedana davanti alla Basilica di San Marco la bara di legno chiaro ricoperta di gigli bianchi è arrivata portata a spalle dai gondolieri. Il papà, la mamma, l'affranto fratello Dario, il fidanzato di Valeria, Andrea Ravagnani, l'hanno sfiorata con un'ultima carezza. Su un lato della piazza i familiari e gli amici della studentessa. Sull'altro le autorità, con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha scelto di rimanere in silenzio, il ministro Roberta Pinotti, che ha letto il messaggio di cordoglio del presidente Francois Hollande, e i rappresentanti di Chiesa Cristiana, Comunità Ebraica, Comunità Islamiche. Ognuno ha letto dal palco un breve messaggio di condanna della follia terrorista, di unità e di una speranza per il futuro. Intorno migliaia di veneziani. Prima della cerimonia il presidente della Repubblica aveva avuto un incontro privato con i genitori, il fratello ed il compagno della ragazza.

Poi sul molo di San Marco, prima che il feretro di Valeria partisse per il cimitero di San Michele - dove la giovane è stata sepolta accanto al nonno -, Mattarella ha voluto ringraziare il Patriarca, Francesco Moraglia, il rabbino, Rav Scialom Bahbout, l'Imam Hamad Al Mohamad, il presidente dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia (Ucoii), Izzeddin Elzir. «Ci ha detto che bisogna andare avanti insieme, uniti, perchè insieme si può vincere la paura del terrorismo» ha riferito quest'ultimo. Presente anche la signora Agnese Renzi, moglie del premier, il quale era stato ieri alla camera ardente e oggi, in un messaggio, ha sottolineato che le vittime degli jihadisti «erano persone normali, cittadini, laici martiri del nostro tempo. Proprio oggi - ha proseguito - dobbiamo dire che l'unico modo per ricordare Valeria e i caduti del terrorismo è continuare a vivere, a testa alta». In questo senso le parole di Alberto Solesin hanno emozionato quanti, in migliaia, erano a San Marco, in una giornata spazzata dalla bora e con i 'masegnì bagnati dall'acqua alta.

«Qualcuno - ha ricordato il padre di Valeria - ci ha detto che la nostra famiglia ha rappresentato un esempio di compostezza e dignità. Ho sentito parole tali quasi che noi potessimo significare un esempio per molti. Se questo è appena lontanamente vero ciò era dovuto. È dedicato a tutte le Valerie e Andrea che lavorano, studiano, soffrono e non si arrendono». Prima del suo intervento, c'erano state le parole di condivisione «del dolore della famiglia e dell'Italia» del presidente Hollande, «Valeria - ha scritto - era venuta da noi in Francia per amore della vita e della cultura e ha trovato la morte sotto il fuoco dei terroristi».

Quindi le espressioni nette del patriarca Moraglia, che ha invitato gli uomini dell'Isis a «chiedere perdono». Infine la dura posizione del presidente dell'Ucoii, Elzir, convinto che gli assassini di Valeria volessero «separare, dividere» le comunità, ma hanno ottenuto il risultato opposto: «Cara Valeria, oggi con questa presenza di unità i tuoi assassini hanno fallito». Infine su piazza San Marco sono arrivate le note dell'«Inno alla gioia». Dario Solesin, in un pianto dirotto, si è fatto forza per seguire con i genitori il feretro della sorella. E tutta la barbarie del 'Bataclan' è sembrata volare via. Nel cielo azzurro di Venezia.