Trento, sogni di ricchezza e tante bugie: la doppia vita del broker romano

Trento, sogni di ricchezza e tante bugie: la doppia vita del broker romano
di Cristiana Mangani
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Martedì 28 Marzo 2017, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 14:52

ROMA Dietro la vita apparente di Gabriele Sorrentino c'era un mondo di impostura, forse anche di solitudine. Un mondo finto, inascoltato, dove tensioni, fragilità, inadeguatezza, hanno aperto il varco alla violenza. Questo ex carabiniere (aveva prestato servizio a Riva del Garda) con la passione per il lusso e il desiderio per una vita al di sopra delle possibilità, ha ucciso i figli senza consegnare alla moglie Sara Failla, un appiglio, una spiegazione.

I VICINI
Condividevano una vita «da famiglia del Mulino bianco», dicono di loro i vicini. Eppure il gesto atroce, il raptus omicida, i due bambini straziati e poi il suicidio, sono rimasti senza un biglietto, senza un ultimo pensiero.
La storia di questo consulente finanziario che aveva lasciato i carabinieri nel 2014, ricorda molto quella di Jean-Claude Romand, il protagonista de L'avversario, il libro di Emmanuel Carrère. Una vicenda vera, di un cinquantenne francese che ha sterminato moglie, figli, suoceri, e persino il cane, e alla fine ha fallito il suicidio. Motivi del gesto: le bugie, una vita fatte di menzogne, dalla quale non era più riuscito a uscire. Quando Sorrentino ha colpito i suoi due bambini, Alberto e Marco, deve averlo fatto perché tutta la finzione, il castello di sogni, era crollato. Non ha pensato di nascondere le prove, non ha agito immaginando di farla franca. Lui voleva morire, e chissà quali pensieri tortuosi deve avere affrontato mentre con il suo Suv percorreva la strada di montagna piena di curve e dossi, che lo ha portato fino al burrone della Sardagna, da dove si è lanciato nel vuoto.

NESSUNA MALATTIA
Di questo uomo di 45 anni, nato a Roma, si sa quello che Sara, ancora catatonica e priva di reazioni, ha raccontato al sostituto procuratore Pasquale Profiti e al capo della Squadra mobile di Trento, Salvatore Ascione. «Non ha mai dato segni di malattia, di problemi mentali - ha dichiarato la donna - Non c'è stata mai la necessità di alcuna cura». Ha ricordato, poi, la mamma straziata, che Gabriele aveva lasciato l'Arma (dove aveva provato a diventare elicotterista), perché sperava in una vita di maggiori soddisfazioni economiche. Faceva l'operatore finanziario, il consulente per non si sa quali clienti, ma doveva aver parlato in famiglia di grossi guadagni, di investimenti fruttuosi, altrimenti come avrebbe potuto pensare di comprare il bellissimo appartamento nel quale viveva con moglie e tre figli, alle Albere?

Una casa al terzo piano di un quartiere super moderno ed extra lusso di Trento, costruito dall'architetto Renzo Piano, dove Sorrentino voleva investire un milione di euro.
I soldi, però, erano tutti una finzione, gli ultimi investimenti non erano andati bene e le azioni avevano perso valore. Quelle palazzine basse, con intorno ruscelli e verde, rimanevano un sogno irrealizzabile. Eppure la mattina del delitto lui e la moglie avrebbero dovuto fare il rogito dal notaio, avrebbero dovuto comprare la casa dei sogni.
Ora, di quella felicità posticcia restano solo i ricordi di chi li vedeva passeggiare sorridenti nella zona: lei con la carrozzina, lui con l'alano al guinzaglio.