Puglia, scontro fra treni: indagati i vertici di Ferrotramviaria

Puglia, scontro fra treni: indagati i vertici di Ferrotramviaria
di Leandro Del Gaudio
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Sabato 16 Luglio 2016, 09:39 - Ultimo aggiornamento: 11:50
BARI Hanno notato segni poco chiari, poco comprensibili anche per chi è pratico del linguaggio della burocrazia spicciola, quella usata dai capistazione a colpi di fonogrammi e brevi espressioni in codice. Hanno notato presunte - ed è opportuno sottolineare l'aggettivo presunte - anomalie nel brogliaccio della stazione, una sorta di diario di bordo che riassume il via vai dei treni, un piccolo grande scalo ferroviario, dove vengono appuntati orari e ritardi, con altre segnalazioni degne di nota. Possibili anomalie, tracce di interventi da parte di qualcuno, che ora dovranno essere spiegati dai diretti interessati, vale a dire dai vertici della società Ferrotramviaria, finita nell'inchiesta sullo scontro dei treni tra Andria e Corato. Un retroscena da verificare nel corso dei prossimi step investigativi, un punto oscuro da mettere a fuoco, nell'ambito di un'indagine che ora approda a una svolta quanto mai scontata: è di ieri la notifica di tre avvisi di garanzia a carico dei vertici della società proprietaria dei treni, titolare della gestione della ferrovia del nord est barese. Entrano così formalmente nell'inchiesta Massimo Nitti, direttore generale di Ferrotramviaria; Michele Ronchi, direttore di esercizio delle Ferrovie del Nord Barese; Gloria Pasquini, presidente e legale responsabile della ditta.

Indagato risulta anche Nicola Lorizzo, il capotreno sopravvissuto allo scontro tra convogli in Puglia: l'uomo è ricoverato nell'ospedale di Bari, martedì era il capotreno del regionale 1021, il convoglio partito dalla stazione di Andria.

LE ISCRIZIONI
Sale dunque a sei il numero degli iscritti nel registro degli indagati (considerando anche Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, ex capistazione di Andria e Corato) e rispondono al momento tutti di disastro ferroviario e omicidio plurimo aggravato. Reati colposi, in una vicenda investigativa che punta decisamente ad alzare il tiro. Ventitré passeggeri morti, una cinquantina di feriti, tanta voglia di chiarezza. Si fa sentire il legale dell'azienda finita nel cono d'ombra delle indagini: «Siamo pronti a dare tutti i chiarimenti necessari e a fornire la massima collaborazione possibile ai magistrati inquirenti», ha spiegato l'avvocato Michele Laforgia, difensore dei vertici di Ferrotramviaria, azienda che ora finisce anch'essa sotto i riflettori in qualità di persona giuridica.

Inchiesta condotta dalla Procura di Trani, sotto il coordinamento di Francesco Giannella, sono diversi i profili da approfondire: si va dall'errore umano, dall'equivoco ormai acclarato da parte dell'uomo della paletta verde di Andria che ha fatto partire il convoglio senza immaginare che i treni in arrivo da Corato erano due e non uno soltanto; per poi approfondire possibili responsabilità amministrative e politiche nella gestione del comparto sicurezza e del monte finanziamenti pubblici, quelli destinati - ironia della sorte - proprio a rendere più sicura la tratta del famigerato binario unico.

Ma andiamo con ordine. Indagine affidata alla Mobile di Bari, guidata dal primo dirigente Luigi Rinella, che ieri mattina hanno notificato avvisi di garanzia a carico dei vertici della Ferrotramviaria. I tre manager saranno interrogati nelle prossime ore, potranno avvalersi della facoltà di non rispondere, in uno scenario investigativo in cui sono molti i punti da battere: cosa è stato fatto in questi anni per mettere quel tratto ferroviario a regime rispetto agli standard di sicurezza? Basta una segnalazione in Regione datata del 2014 per dirsi immuni da colpe? Possibile affidare la responsabilità di migliaia di passeggeri al giorno (circa 150 treni ogni giorno sul tratto Andria-Corato) al buon senso o alla bravura di due capistazione? E ancora: perché niente investimenti nonostante il boom economico di questi anni? Ma non è tutto. Possibile che ai tre manager verranno chiesti chiarimenti sulla gestione dei brogliacci, delle segnalazioni a colpi di fonogramma avvenuti lo scorso dodici settembre, nel tentativo di sgomberare il campo dal sospetto di manipolazioni. Sospetti - bene chiarirlo -, al momento nient'altro che suggestioni dettate dalla difficoltà di interpretare segnali di comunicazione confusi, che non hanno spinto gli inquirenti a formalizzare l'accusa di falso. Possibile a questo punto che nelle prossime ore, gli inquirenti metteranno a confronto il tracciato di contatti di martedì mattina con quello di un giorno ordinario della settimana precedente, per capire se ci sono numeri e segnalazioni particolarmente differenti.