Thyssenkrupp, Cassazione: appello da rifare: pene da rivedere

Thyssenkrupp, Cassazione: appello da rifare: pene da rivedere
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Giovedì 24 Aprile 2014, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 16:10

Le sezioni unite penali della Cassazione hanno annullato con rinvio le condanne ai manager imputati per il rogo della Thyssen. Ci sar un nuovo processo d'appello a Torino.

Adesso le pene per gli imputati dovranno essere rideterminate ma gli avvocati difensori non si sbilanciano sulla loro rideterminazione al rialzo al ribasso. Aspettano di conoscere le motivazioni della sentenza e ritengono «criptico» il dispositivo emesso stasera.

«La sentenza di appello, per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti ha senz'altro retto innanzi al giudizio della Cassazione che ha respinto il ricorso della Procura di Torino. La responsabilità degli imputati resta inquadrata nella cornice definita dal giudizio di secondo grado. Tuttavia alcune valutazioni dovranno essere rifatte» così l'avvocato Guglielmo Giordanengo, difensore di Cosimo Cafueri, uno degli imputati per il rogo della Thyssen, ha commentato la sentenza delle Sezioni unite della Cassazione.

Sotto la Cassazione sono rimasti i parenti dei 7 operai morti nel rogo della Thyssen che protestano contro il verdetto della Cassazione perchè «gli assassini non sono stati condannati». In realtà non tutti protestano, ma cercano di capire meglio la decisione e aspettano le motivazioni.

Uno degli operai superstiti. «Quella della Cassazione è una sentenza che ci delude perchè non mette la parola 'fine' dopo sei anni e mezzo di processi. Speriamo che nel nuovo processo di appello le pene vengano riconfermate. Intanto vorrei capire a fondo la sentenza e tutti aspettiamo le motivazioni della decisione». Così Antonio Boccuzzi, l'operaio superstite del rogo della Thyssen e ora parlamentare eletto nel Pd, ha commentato il verdetto della Suprema Corte.

Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Carlo Destro, che ha escluso che si sia trattato di omicidio volontario, per il rogo nel quale rimasero uccisi sette operai, aveva invece chiesto la conferma delle pene ridotte in appello per i dirigenti e l'amministratore delegato responsabile dello stabilimento

«I manager e i dirigenti chiamati a vario titolo a rispondere della morte dei sette operai nello stabilimento Thyssenkrupp di Torino facevano affidamento sulla capacità dei lavoratori di bloccare gli incendi che quasi quotidianamente si verificavano: chi agisce nella speranza di evitare un evento evidentemente, se l'evento si verifica, non può averlo voluto». Così il pg Destro aveva respinto la tesi del pm di Torino, Raffaele Guariniello, che aveva ipotizzato, in capo agli imputati, la colpa per omicidio volontario.

Se la Cassazione avesse confermato avrebbe convalidato i 10 anni di reclusione all'ex ad Herald Espehnham; 8 anni all'allora responsabile della sicurezza Cosimo Caffueri; 8 anni e mezzo al responsabile dello stabilimento Raffaele Salerno; 7 anni ciascuno ai membri del Comitato esecutivo Gerald Priegnitz e Marco Pucci e 9 anni all'allora dirigente con funzioni di direttore e competenza negli investimenti Daniele Moroni.

L'amministratore delegato dell'Ast di Terni. «Sembra il risveglio da un incubo. Ho tirato un sospiro di sollievo»: Marco Pucci, amministratore delegato dell'Ast di Terni commenta così la sentenza del processo del quale è uno degli imputati. Spiega di avere atteso a casa la sentenza. Seguendo in Tv la partita della Juventus. Per Pucci la sentenza della Cassazione «è un segnale importante, un primo passo». «Bisogna ora vedere - aggiunge l'amministratore delegato dell'Ast - con quali accuse siamo stati riportati a un nuovo processo». Pucci dice di essere «contento». «Anche se - conclude - speravo di uscire da questo processo già ora, visto che la mia posizione è stata inserita in maniera forzata». L'amministratore delegato dell'Ast si è infatti sempre proclamato estraneo ad ogni addebito.

Ecco il dispositivo del verdetto sulla vicenda Thyssenkrupp emesso stasera dalle Sezioni unite penali della Cassazione: «Annulla senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente alla ritenuta esistenza della circostanza aggravante di cui al capoverso dell'art. 437 Cp ed al conseguente assorbimento del reato di cui all'articolo 449 Cp». Il riferimento a quanto si è appreso da fonti della difesa, dovrebbe essere all'annullamento delle aggravanti per le omesse misure di sicurezza. «Dispone trasmettersi gli atti ad altra sezione della Corte d'assise d'Appello di Torino - prosegue il dispositivo degli ermellini - per la rideterminazione delle pene in ordine ai reati di cui agli articoli 437, comma 1, 589, commi 1, 2, 3, 61 n.3, 449 in relazione agli art 423 e 61 n.3 Cp». Rigetta nel resto i ricorsi del procuratore generale e degli imputati. Rigetta il ricorso della persona giuridica Thyssenkrupp acciai speciali Terni spa che condanna al pagamento delle spese processuali. Condanna in solido gli imputati - continua il dispositivo - ed il responsabile civile Thyssenkrupp acciai speciali Terni spa alla rifusione delle spese sostenute nel presente giudizio dalla parte civile 'Medicina Democratica' che liquida in complessivi euro 7 mila oltre accessori come per legge. Infine visto l'art. 624, comma 2 Cpp dichiara irrevocabili le parti della sentenza relative alla responsabilità degli imputati in ordine ai reati sopraindicati.

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