Milano, espulso pakistano: giurò fedeltà al Califfo. Alfano: era pronto al martirio

Milano, espulso pakistano: giurò fedeltà al Califfo. Alfano: era pronto al martirio
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Domenica 31 Luglio 2016, 14:04 - Ultimo aggiornamento: 18:59
I carabinieri del Ros sono entrati in azione a Vaprio d'Adda, nel Milanese, per espellere un pakistano di 25 anni sospettato di collusioni con il terrorismo. L'ordine di espulsione è stato emesso dal ministro dell'Interno Angelino Alfano. L'uomo, secondo L'Eco di Bergamo che ha dato notizia dell'espulsione, lavorava come magazziniere in un negozio di articoli sportivi. I militari, alcuni dei quali avevano il passamontagna calato sul volto, avrebbero compiuto anche alcune perquisizioni.

L'uomo, secondo gli investigatori, era un «aspirante combattente» che avrebbe già prestato giuramento di sottomissione al Califfo. Tra i suoi potenziali obietti ci sarebbe stata una rivendita di alcolici.

Il pakistano, sposato con una connazionale, era arrivato in Italia nel 2003 con i familiari, ha frequentato le scuole italiane e aveva un lavoro fisso. Il provvedimento - spiegano gli investigatori - è stato preso dopo una lunga indagine coordinata dalla Procura distrettuale antiterrorismo di Milano in accordo con la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha permesso di verificare un «crescente processo di radicalizzazione in chiave jihadista» del pakistano che, in più occasioni, aveva manifestato l'adesione allo Stato Islamico e la condivisione delle azioni commesse da diverse organizzazioni terroristiche della galassia jihadista.

 L'uomo, infatti, oltre ad avere espresso il desiderio di raggiungere i teatri di guerra per unirsi alle milizie dello Stato Islamico, cercando di convincere anche altri connazionali, tra cui la moglie, ha mostrato «segni di progressiva esaltazione ideologica a sostegno dello Stato Islamico», dichiarando di essere intenzionato ad aderire al jihad con un atto di martirio. Riteneva gli attentati di Parigi una «legittima» reazione alle operazioni dalla Francia e dalla coalizione anti-Isis nel teatro siro-iracheno.

Come emerso dalle indagini dei carabinieri, il pakistano è risultato molto attivo sui social network e aveva cercato ed esaminato in Internet documenti e filmati riconducibili al fondamentalismo islamico e al terrorismo di matrice jihadista, tenendo contatti virtuali con persone di orientamento islamico-radicale alcuni dei quali poi colpiti da provvedimenti cautelari per fatti di terrorismo ed espulsi dall'Italia per gli stessi motivi.

La collaborazione con autorità giudiziarie estere ha permesso di osservare il suo costante interesse per i contenuti, particolarmente violenti e cruenti, di propaganda e di addestramento pubblicati sul web dall'organizzazione terroristica.

Dai primi accertamenti, pare che nessuno avesse avuto consapevolezza o sentore del cammino verso l'estremizzazione islamica del giovane. A Vaprio d'Adda alcuni conoscenti si sono lasciati sfuggire un commento: «una famiglia normale, niente di sospetto», hanno spiegato. Difatti la famiglia - tutti i membri sono di religione musulmana - al momento è risultata estranea al comportamento del giovane.
Ovviamente gli investigatori stanno ancora lavorando sui suoi contatti e su cosa o chi potrebbe averlo portato sulla strada dell'estremismo religioso.


«Ho firmato l'espulsione di un pakistano, ritenuto pericoloso per motivi di sicurezza dello Stato. Un'importante operazione antiterrorismo, condotta egregiamente dai Ros e dal Comando provinciale dei Carabinieri di Milano, supportati dalla magistratura, ha consentito, infatti, l'individuazione di questo soggetto di ventisei anni, residente a Milano, rintracciato a seguito di una complessa attività di indagine che ha rilevato un processo di radicalizzazione di tipo jihadista già in atto». Lo sottolinea in una nota il ministro dell'Interno Angelino Alfano rilevando che l'uomo «era pronto al martirio». «Il pachistano - prosegue Alfano - aveva più volte affermato la sua appartenenza ideologica a Isis, elogiando gli efferati gesti compiuti dai terroristi jihadisti, e il suo comportamento era stato ritenuto particolarmente pericoloso perché, oltre a rispondere a un profilo di radicalizzato, tratteggiava una persona molto attiva su internet, in piena linea con lo schema di violenza diffuso da Isis via web». 

Il pakistano espulso, inoltre, spiega Alfano nel suo comunicato, era «impegnato nel proselitismo nei
confronti persino di sua moglie, convinto, in modo esaltato, di volere raggiungere i principali teatri del conflitto per offrire il proprio contributo come combattente, pronto a un atto di martirio in nome della jihad». In quest'ottica, prosegue il ministro, «rientra anche la sua esaltazione per gli attentati terroristici di Parigi, considerati la giusta e inevitabile risposta agli attacchi militari dei francesi e della coalizione anti-Isis nell'area siro-irachena e, infine, la sua dichiarata conoscenza del modo per reperire i materiali necessari alla costruzione di ordigni esplosivi».

Strategica, per il raggiungimento del risultato, è stata «la collaborazione della Procura di Milano con le autorità
giudiziarie estere, che hanno contribuito a tracciare i percorsi virtuali che il pachistano seguiva nei social network, compresi i contatti virtuali con altre persone radicalizzate, alcune della quali raggiunte successivamente da provvedimenti cautelari per fatti di terrorismo e dunque espulse dal nostro Paese». «Il nostro lavoro parte dal presupposto che la prevenzione riveste una grande importanza nel contrasto al terrorismo. Proseguiamo, quindi, su questa strada spesso nell'ombra perché non sapremo mai, per esempio, se, tra gli espulsi finora, si nascondeva un potenziale terrorista a un passo dalla sua azione. Tutto questo, come non mi stanco mai di ripetere, nella consapevolezza che nessun Paese, oggi, può dirsi a rischio zero», conclude Alfano.
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