Terremoto, l'esodo senza fine degli sfollati del Centro Italia

Terremoto, l'esodo senza fine degli sfollati del Centro Italia
di Italo Carmignani
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Martedì 4 Aprile 2017, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 10:49

dal nostro inviato
MACERATA
Non c'è il monte Sinai, ma il Bove, non è il mar Rosso l'ostacolo, ma solo l'Adriatico. L'esodo non è biblico, ma quasi duemila sfollati lo vivono così, come fosse l'ultima beffa della terra e delle sue scosse imponderabili pronte a spaccare le case e le vite di cinquemila persone ridotte in pochi secondi dal rango di abitanti a quello di sfollati. Perché dopo la fuga dalle zone del sisma, che si chiamino Arquata del Tronto, Camerino, Castel Sant'Angelo o Accumoli, verso il mare, anticipando quell'agosto di svago con il novembre dell'emergenza, ecco il controesodo: quei posti negli alberghi della costa adriatica, tra Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto fino ad arrivare a Sirolo, garantiscono ai titolari degli hotel 40 euro a sfollato. Un po' poco. Quindi arrivederci.

CASETTE IN RITARDO
Contandoli a spanne in tutto erano in cinquemila, quelli passati attraverso gli Appennini del sisma e finiti lungo le spiagge adriatiche. Ma ora sono meno di 1800 quelli da sistemare in fretta perché i residence e gli alberghi hanno le prenotazioni più ricche da rispettare, quelle dei turisti, profitto cui è impossibile rinunciare. D'altra parte, seguendo la tabella di marcia del dopo terremoto hanno tutti ragione. Non si doveva neanche porre il problema del controesodo perché nella vivacità delle promesse dove fumano ancora le macerie avrebbero dovuto esserci già le famose casette.

Quelle definitive oltre le tende e buone per guardare da vicino e comodamente la ricostruzione della propria terra. Invece niente, a parte qualche manciata di casette tra Norcia e Amatrice, rispettivamente Umbria e Lazio, nulla di abitativo si è rialzato nelle Marche. E allora via con l'ennesimo trasloco. I primi a muoversi sono gli ottantasette del Camping Medusa di Porto Recanati trasferiti a Sirolo a bordo di pullman della Protezione civile. «Comincia una nuova avventura al Green Garden, staremo lì fino a dicembre, l'importante è avere un tetto sopra la testa - dice allAnsa Tatiana Colibazzi, 22 anni, di Acquacanina, sfollata con il marito e le due bimbe -, ma è dura ricominciare, e dispiace lasciare questo posto. Eravamo diventati una grande famiglia».

DI CAMPEGGIO IN CAMPEGGIO
La storia insegna e sono gli anziani, quelli della guerra e del dopoguerra, i più tolleranti davanti alle difficoltà. Mario vive a Fiastra e confida: «Le donne della mia famiglia sono terrorizzate al solo pensiero di tornare a stare in un edificio in muratura. Vogliamo vivere a Fiastra, ma siamo in attesa delle Sae, le casette. Lasciamo il Medusa per andare a Sirolo, ancora più lontano. Leviamo le tende spontaneamente, per non creare problemi alla struttura che ci ha ospitati e che ci trattato così bene». Ma quanto durerà ancora? L'assessore al Turismo delle Marche, Moreno Pieroni, la mette giù semplice: «Il trasferimento di un certo numero di sfollati dai campeggi e hotel della costa marchigiana verso altre strutture ricettive avviene in modo volontario e secondo un percorso condiviso con gli operatori alberghieri e i sindaci». Neanche una parole sui ritardi, come se la burocrazia fosse un'amica, anziché la peggiore delle insidie.

«CI SENTIVAMO BENE»
Ancora racconti. Invece di cambiare albergo o camping che chi affitta un alloggio a Camerino con il contributo Cas e si avvicina alla terra natale. Ma lo stesso confessa il disagio: «È dura andar via senza versare qualche lacrima, specie abbracciando le persone con cui si è condiviso tutto per 5 interminabili mesi» ammette Gina. «Al Medusa, hanno fatto di tutto per farci dimenticare che siamo terremotati - sottolinea Mario Travaglini, 70 anni, ex assessore di Acquacanina -, feste, musica e tante iniziative, non possiamo che ringraziarli. Ma so che lo spostamento in un'altra struttura è solo una tappa intermedia. Acquacanina è tutta zona rossa. Lo Stato - osservano un pò tutti - avrebbe potuto gestire meglio questa situazione, non è agevole ricominciare sempre in un posto diverso».

Come nelle partite, anche in questo caso c'è un game over. Tra un mese scadrà la convenzione tra la Regione Marche e gli albergatori per l'ospitalità agli sfollati. L'idea dell'assessore regionale al Turismo è di allungare l'accordo fino al 31 dicembre, ma ci sono molte difficoltà.

Solo la metà dei 300 hotel che ospitano i terremotati accetta la proposta. Poi c'è chi ha fretta. Il sindaco Pasqualino Piunti di San Benedetto del Tronto lo dice chiaro: entro la fine di giugno tutti i posti dovranno essere liberati. Così a Porto Sant'Elpidio dove gli sfollati sono 600 e l'ultimatum è già scaduto. Perché qui la chiamano ancora estate.

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