Terremoto, Amatrice: «Siamo vivi solo perché già evacuati: ho paura, ma in albergo non ci vado»

Terremoto, Amatrice: «Siamo vivi solo perché già evacuati: ho paura, ma in albergo non ci vado»
di Raffaella Troili
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Lunedì 31 Ottobre 2016, 10:20
dal nostro inviato
«Negli hotel al mare non ci voglio andare, non lo faccio neanche d'estate». Sandro ha i capelli bianchi e non vuole vivere alla giornata. Grida, chiede aiuto, i volontari non sanno come calmarlo, perché i nervi stanno saltando, la rabbia tocca i livelli della paura tra chi è rimasto ad Amatrice. «E io, i miei figli dove li metto stanotte?». Vicino a lui c'è l'avvocato Massimo Petrucci, «sono rimasto qui con moglie e figli che vanno a scuola, domani ho un'udienza a Rieti, come facciamo ad andare al mare?». È in una casa di tipo A agibile, ma da ieri ad Amatrice non c'è più certezza di nulla. «Abbiamo paura, siamo senza corrente da stanotte, senza termosifoni, acqua, luce. Dopo questa scossa nessuna casa è più di tipo A e tra un po' qui si muore di freddo». Intorno il deserto. Si chiede Peppino Gabrielli, spaesato, davanti alla zona rossa. «Mia moglie ha paura, ma dove ce ne andiamo? - dice Carlo Fedeli sindaco di Amatrice fino al 2009 - ho parenti in Calabria e a Torino...».
La verità è una scoperta inquietante: «Siamo salvi perché siamo stati evacuati». Ascoltano le parole del sindaco, c'è chi piange, chi cerca comunque di sorridere. «Siamo storditi, impauriti, insicuri ci stavamo appena rendendo. Conto che potevamo continuare con le nostre abitudini e invece è tornata la paura», ammette Benni Morriconi, la moglie di Saro Rubei, 81enne, che nel suo agriturismo bunker ospita anche le due amiche parrucchiere rimaste senza casa. Le frazioni intorno ad Amatrice sono cumuli di macerie da Sant'Angelo a Ss Lorenzo e Flaviano, presepi abbandonati come Retrosi, Colle Creta, lungo la strada è crollata la chiesa di San Martino dentro le due Madonne sono miracolosamente integre.
Altre case intorno ad Amatrice sono crollate, non c'è pace. L'ex caserma, la scuola dei bambini, proprio dietro al Coc, le stalle dove sono rimasti gli animali. È un susseguirsi di frazioni abbandonate dove anche ieri mattina il sisma non ha avuto pietà: ecco la cameretta di un bambino, una sedia, un termosifone, una bottiglia di latte.
Quando fa sera e fa freddo la paura si amplifica. Ad Amatrice oramai sono esperti, purtroppo, ed è dal mattino che ripetono: «I dati sono falsati. Questa scossa è stata più alta, l'avevano avvertito che ci sarebbe stata. Un fenomeno nuovo. Nessuno ci rassicura. Gli esperti dovrebbero sapere cosa fare. Anche noi. Vogliamo sapere se andarcene via. Lasciare Amatrice per sempre e ricostruirci una nuova vita altrove».
Ieri mattina hanno sentito la terra ondeggiare, «sembrava di stare su un tagada - racconta Leo Ivano funzionario caporeparto della Polizia locale di Roma capitale - sono qui da giovedì e ieri ci è successa una cosa che ci ha fatto passare ogni fatica».
I PIZZINI
Una ragazzina di 15/16 anni che era assieme ad altri coetanei ha infilato un biglietto nella tasca di un collega, il vigile si commuove, perché altri pizzi li hanno trovati anche sui tergicristalli dei loro mezzi. Su uno c'era scritto: grazie con tutto il mio cuore, siete persone speciali, è grazie a voi che ancora spero in un mondo migliore... . Anche gli altri erano di questo tenore. «Ci hanno dato tanta forza». E il dirigente a comando del contingente romano Mario De Sclavis: «Da una persona anziana te lo aspetti ma fa piacere un attestato di stima da ragazzi che hanno dai 16 anni in su e sono in un momento storico in cui sono particolarmente contro le istituzioni. È bellissimo».
 
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