Le eccellenze italiane dell'Anticrimine per trovare un killer professionista. Sul duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone sembrano caduti gli ultimi dubbi: se per il movente dell'agguato le piste sono ancora tutte aperte - ma in considerazione delle tecniche utilizzate si inizia a guardare oltreconfine - per l'esecutore materiale dell'esecuzione si cerca una persona che abbia una straordinaria dimestichezza con le armi.
Un assassino freddo e spietato, capace di centrare nel giro di un paio di secondi entrambe le sue vittime al capo, giustiziandole senza pietà. Una modalità che fa dire agli investigatori - una trentina di uomini tra Reparto Crimini Violenti del Ros di Roma, colleghi di Udine e personale del Nucleo investigativo di Pordenone, precettati fino alla soluzione del caso - che «per risolvere il rebus bisogna capire in quale grosso guaio si erano cacciati questi due ragazzi».
Un killer tanto più abile per il tipo di arma che ha utilizzato e per la capacità di diventare invisibile prima e dopo l'agguato. Una sorta di fantasma nell'affollato parcheggio della principale struttura sportiva della città. «La 7.65, proprio perchè di uso comunissimo è anch'essa anonima - hanno commentato gli investigatori - e non ha una storia: a questo punto dovremmo probabilmente ribaltare il punto di vista e analizzare chi possa essere in grado, con uno strumento così poco efficace e impreciso, di essere quasi infallibile». Nonostante in giro ci sia un assassino spietato, Pordenone e gli sportivi della palestra frequentata dalle vittime non vogliono farsi intimorire: «Se volevano farci paura - ha commentato il responsabile della Pesistica Pordenonese Dino Marcuz - si sono sbagliati: tutti noi siamo rimasti attivi fin dalla mattina dopo la barbara esecuzione perchè è il nostro modo di affrontare la vita e le tragedie. Non possiamo permetterci il lusso di farli vincere. Qualunque fosse il motivo per questo folle agguato noi diciamo no alla violenza e sudiamo e ci alleniamo nel ricordo di Trifone e Teresa».