Tasse sulle sigarette elettroniche, i produttori ricorrono alla Corte europea

Una sigaretta elettronica
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Martedì 22 Maggio 2018, 13:14 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 13:13

Le imposte sulle sigarette elettroniche arrivano all'attenzione della Corte europea dei diritti dell'uomo, che per la prima volta sarà chiamata a esprimersi su una sentenza della Corte costituzionale italiana. A ricorrere davanti ai giudici di Strasburgo è il raggruppamento che rappresenta sei tra i principali produttori e distributori di sigarette elettroniche in Italia.
I liquidi per le ricariche sono passati sotto il controllo dei Monopoli di Stato, così come sono già il tabacco tradizionale e i superalcolici. Ed è stata imposta una tassa fissa di 0,37344 euro più Iva per ogni millilitro di ricarica, con o senza nicotina: il che, in soldoni, significa più o meno 5 euro di imposta aggiuntiva ogni flacone da 10 millilitri di liquido da vaporizzare (che durano due-tre giorni al consumatore abituale).
Gli operatori del settore, rappresentati dagli avvocati Fabio Francario, Dario De Blasi e Alberto Gava, si appellano al precedente della Consulta, che nel 2015 aveva ritenuto irragionevole l'equiparazione tra i liquidi contenenti nicotina e quelli che ne sono privi. In base a quella sentenza, i produttori avevano mantenuto invariato il prezzo di vendita dei propri prodotti, ai quali non veniva applicata l'accisa prevista per i prodotti assimilabili al tabacco.
Inaspettatamente i giudici della Corte costituzionale, in una seconda pronuncia del 2017, hanno poi ritenuto ammissibile una successiva norma varata dal Parlamento, che riproponeva la medesima tassazione, in quanto l'imposta non colpirebbe più "i prodotti contenenti nicotina", bensì "i prodotti da inalazione senza combustione coctituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina". Un'interpretazione, questa, contestata dai produttori, che hanno deciso così di rivolgersi alla Corte europea per chiudere una contesa che va avanti da anni.
 
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