Secondo le indagini, la strage rappresenta l’ultimo atto di una guerra di mafia scoppiata tra due famiglie di San Luca, la cosca Nirta, da un lato, e il clan Pelle, dall’altro. Tutto ebbe inizio il 25 dicembre 2005, Natale. Sei uomini spararono per uccidere il boss Gianluca Nirta, ma fallirono il bersaglio. Morì, colpita da un proiettile vagante, la moglie del padrino. Da quel giorno, non ci fu più tregua, sangue chiamò altro sangue. Morì Bruno Pizzata, accoppato la notte dell’Epifania in aperta campagna, morì l’agricoltore Rocco Aloisi, ucciso a colpi di kalashnikov dentro casa, morì l’imprenditore in odor di mafia Giuseppe Campisi. Furono i primi ad essere ammazzati, non gli ultimi.
Gli ultimi, sei in tutto, li fanno fuori a Duisburg. L’ergastolano Giovanni Strangio, quella notte, è stato visto da un passante, che poi è stato sentito dai magistrati: «Sì, era lui, correva e teneva una pistola in mano. Quando mi vide - ha rivelato il teste in aula - mi mostrò la rivoltella e m’intimò di stare zitto». La Cassazione ha confermato l’ergastolo anche per il boss Gianluca Nirta.
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