Stamina, l'ospedale di Brescia: nessuna prova di miglioramenti in 36 pazienti

Davide Vannoni
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Venerdì 27 Dicembre 2013, 17:42 - Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 13:32
Non c' alcuna prova documentata di miglioramenti reali nei pazienti sottoposti al trattamento stamina. È quanto appare dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche elaborate dagli Spedali Riuniti di Brescia e consegnate agli esperti del primo Comitato istituito dal ministero della Salute.



Gli esperti della Commissione hanno ricevuto da Brescia quindi solo una estrema sintesi delle già lacunose cartelle cliniche a disposizione. Nel materiale, tutto segretato e di cui l'agenzia Ansa è venuta in possesso, vengono riportati solo alcuni casi di miglioramento auto valutato dal paziente o dalla famiglia, ma non certificato dalle analisi. Nella maggior parte delle schede non vengono riportati effetti collaterali alle infusioni alle quali sono stati sottoposti i malati, ma negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano miglioramenti.



La procura di Torino intanto ha fatto sapere che non chiederà ulteriori proroghe per l'inchiesta sulla Stamina Foundation, i cui termini stanno per scadere. Lo si apprende da fonti vicine alla stessa Procura, secondo cui il pm Raffaele Guariniello, che ha chiuso il fascicolo nel 2012 per poi riaprirlo quasi subito, potrebbe inviare gli avvisi di conclusione delle indagini agli indagati nei primi giorni del 2014, una volta ricevuta la consulenza conclusiva commissionata a un gruppo di medici farmacologi.



«Continueremo la sperimentazione all'estero, non ho truffato nessuno e mai preso un soldo», ha affermato oggi in una lunga intervista a Repubblica Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation, che all'accusa di truffa sul metodo risponde così: «Perché esista una truffa, occorre che qualcuno intaschi del denaro. A Brescia, in una struttura pubblica, nessun paziente pagava un euro». Vannoni rifiuta l'epiteto di "macchia" per l'immagine dell'Italia: «La macchia di più questa signora - dice riferendosi al ministro della Salute Beatrice Lorenzin -. Su 150 malati in lista d'attesa, ne sono morti già otto dopo lo stop della sperimentazione imposto da Roma, e tre erano bambini». Per allestire il laboratorio a San Marino, spiega, «con tanto di sala operatoria, spesi 350 mila euro e ipotecai la casa. Poi, certo, alcuni pazienti pagavano le cure, ma solo quelli che potevano permetterselo». 27 mila euro per 5 infusioni ma «qualcuno non sborsò nulla. Chi poteva, pagava, gli altri no. Nessuno rimase mai senza cure». «Sono un presidente di fondazione, come Montezemolo per Telethon. Mai preso una siringa in mano, mai

curato nessuno, ci mancherebbe. A quello pensano i nostri specialisti». «Illustri specialisti, come i professori Villanova e Andolina, sono con noi. E io non mi sento uno stregone».



Vannoni sostiene poi di non rendere pubblico il protocollo di cura solo «perché non è brevettato». «Siamo certamente vittime della lobby dei farmaci, della burocrazia e della politica». Quanto all'ipotesi di riprendere la sperimentazione all'estero, «abbiamo individuato una clinica a Capo Verde, attualmente inutilizzata. È già stata costituita una cooperativa di pazienti, senza fini di lucro, massimo una quota a testa. Queste persone apriranno un laboratorio con i loro soldi, pagheranno gli stipendi ai nostri biologi e noi le cureremo. Per la sanità sarà una vera rivoluzione, un'innovazione mondiale».



«Nel mondo, e purtroppo anche in Italia, vengono proposti ciclicamente presunti trattamenti miracolosi per malattie gravi, privi di razionale e assolutamente senza alcuna efficacia. Basta pensare al caso di Di Bella. Questa volta è il turno di Stamina, un presunto metodo a base di staminali che non ha dimostrato di avere alcuna valenza scientifica e terapeutica. Ci si sta approfittando della disperazione delle famiglie dei malati gravi, infischiandosene dei limiti e delle regole della scienza». Lo afferma in un'intervista alla Stampa Michele De Luca, ricercatore che guida il

centro di medicina rigenerativa «Ferrari» dell'Università di Modena e Reggio Emilia.



Le staminali non sono una panacea di tutti i mali, spiega, «anche se negli ultimi tempi, purtroppo, molte

persone hanno iniziato a crederci. Vorrei anch'io che fosse così, ma la ricerca sulle staminali ha ancora bisogno di molto tempo prima di rivelarsi utile». «Le uniche staminali che hanno dimostrato di avere una reale efficacia in un contesto clinico sono quelle ematopoietiche e quelle epiteliali - aggiunge -. Le prime usate nel trattamento di patologie quali la leucemia, le seconda per la terapia di gravi ustioni. Per il resto si tratta di un campo di studi ancora aperto su cui non si hanno certezze».



Prima che una terapia a base di staminali arrivi in clinica «si fa una ricerca di base solida - precisa -. Dopo la pubblicazione dei risultati, si raccolgono evidenze precliniche con studi sugli animali. E solo dopo si passa alla sperimentazione sull'uomo, che prevede tre fasi ben distinte, e i cui risultati vanno resi pubblici. Praticamente tutto quello che Stamina non ha fatto».