Fischietto per svegliare i vicini e cucina allagata: biologa a processo per stalking condominiale

Fischietto per svegliare i vicini e cucina allagata: biologa a processo per stalking condominiale
di Claudia Guasco
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Domenica 8 Luglio 2018, 19:03 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 19:32
Un inferno durato due anni. Per i residenti del condominio Stella in via Mangili, a Bergamo, la vita era diventata impossibile: rumori molesti che impedivano di addormentarsi la notte, il suono di un fischietto che li svegliava di soprassalto, un tentativo di allagamento, minacce, insulti. Tanto che quasi ogni giorno erano costretti a chiamare le forze dell’ordine. Alla fine, per riconquistare la pace perduta, hanno deciso di denunciare la coinquilina per stalking condominiale. Ora la donna, 62 anni, professione biologa in un ospedale della bergamasca, è a processo davanti al giudice Anna Ponsero, che, per accertare la sua capacità di intendere e di volere, ha disposto nei suoi confronti una perizia psichiatrica. Necessaria anche perché l’imputata, nell’ambito di un procedimento simile, è già stata dichiarata parzialmente incapace.

CUCINA ALLAGATA
Il dibattimento è stato aggiornato al prossimo 13 ottobre, quando verranno discussi gli esiti dell’esame psichiatrico. Nel frattempo la donna non ha smesso di vessare gli abitanti del palazzo, nemmeno quando era già in udienza preliminare e il gup doveva decidere se mandarla o meno a processo. Il suo fascicolo per stalking condominiale contiene una lunga lista di episodi, i primi risalenti a gennaio 2017. La biologa, secondo le accuse, batteva sul pavimento con il manico della scopa per disturbare il sonno dei coinquilini dell’appartamento sotto il suo, teneva al massimo il volume della televisione e trascinava le sedie nel cuore della notte. La serie di rumori molesti comprendeva anche l’uso di un fischietto, il cui suono penetrante costringeva i vicini ad alzarsi dal letto. Poi, sostiene l’accusa, la biologa è passata ai danneggiamenti: faceva saltare la luce disinnescando i contatori, fino ad arrivare a lasciare aperto il rubinetto del lavandino della cucina, allagando il locale. A quel punto, stando alle contestazioni, ha spalancato la porta finestra della stanza in modo che l’acqua, attraverso il suo balcone, precipitasse sui davanzali sottostanti. Senza contare le ripetute minacce nei confronti degli altri residenti, in particolare ai danni di un uomo che era diventato il suo bersaglio preferito: «Spero che la glicemia ti vada a 650, così finisci in ospedale. Devi morire».

FAMIGLIE DISPERATE
Un abitante del palazzo è stato costretto a insonorizzare il suo appartamento, mentre una famiglia disperata, pur di allontanarsi dallo stabile di via Mangili, ha preso in affitto per qualche mese una casa in un’altra zona di Bergamo.
Salvo poi tornare nel condominio a rischio di un esaurimento nervoso, perché non riusciva più a far fronte al pagamento del canone. Quattro residenti si sono costituiti parte civile.
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