Famiglia sterminata nella Solfatara, il pianto di Alessio: «Quando potrò rivedere mamma?»

Famiglia sterminata nella Solfatara, il pianto di Alessio: «Quando potrò rivedere mamma?»
di Chiara Graziani
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Mercoledì 13 Settembre 2017, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 16:39

Aveva uno zainetto, rimasto sulle spalle alla mamma caduta giù. Alessio, quasi otto anni, da mezzogiorno è solo al mondo: solo i vestitini che indossa dalla mattina gli conservano l'ultima carezza di mamma Tiziana e papà Massimiliano che, fino alla mattina, gli sorridevano, lo vestivano, gli spiegavano cose da raccontare alla maestra al rientro a scuola, alla «Mattei» di Meolo, Venezia. A mezzogiorno la terra fumante ha inghiottito Lorenzo, 11 anni, il fratellino. E Alessio ha visto i genitori lanciarsi per afferrarlo. Lui si è salvato perché ha scelto di correre all'indietro, a cercare aiuto. Ieri pomeriggio, affidato alle cure di due psicologhe e della responsabile dei servizi sociali del comune di Pozzuoli, Enrichetta La Ragione, Alessio poco aveva voluto capire della tragedia che aveva visto distintamente. «La mia famiglia è in ospedale, vero? Li stanno curando, quando li potrò vedere?». La nonna del cuore, Gilberta, che viveva con lui nel casolare di campagna appena ristrutturato dal papà architetto, è in viaggio, con gli zii materni ed i nonni paterni. I grandi dovranno metterlo davanti alla realtà che ha travolto e distrutto anche loro. Perché Alessio si è voluto convincere che qualcuno abbia potuto fare qualcosa per la sua famiglia.

LE DOMANDE
Ma la descrizione di chi lo segue, lo ha visto, rassicurato o gli ha offerto cibo e cartoni animati al riparo di un bar e di una struttura protetta, è quella di una piccola anima all'erta. Le sue domande continue, improvvise dopo lunghi silenzi, sono una verifica, un esorcismo di quello che la paura gli suggerisce. «Che dicono i dottori?» si sentono chiedere continuamente i grandi.
Enrichetta La Ragione, nonna di due nipotini, non ricorda uno strazio simile in 25 anni in trincea a Pozzuoli. Con le due psicologhe sa che la consapevolezza per Alessio non può arrivare prima del volto dei nonni con la verità scritta negli occhi. A metà pomeriggio hanno chiesto di nuovo ad Alessio: «Hai fame? Cosa vuoi mangiare?». E Alessio si è ricordato di aver fame. Ha chiesto la cotoletta con le patatine fritte. L'ha mangiata tutta, di gusto apparentemente.

L'ARRIVO DEI NONNI
«Posso vedere la televisione?» ha chiesto poi. La domanda era attesa. Ovviamente solo cartoni animati e nessun canale che trasmettesse informazione con il viso da ragazzina della mamma che faceva la vigilante in aeroporto a Venezia e che cantava con le amiche in un coro polifonico. Quando è stato chiaro che i nonni non sarebbero arrivati prima delle 22 a Napoli, un'assistente sociale ha comprato un pigiamino. I vestiti della mattina, indossati quando il mondo era ancora quello che doveva essere per sempre, hanno portato via l'ultimo odore e l'ultima carezza della sua famiglia. Un bagno, il letto. Alessio, a questo punto, ha opposto resistenza. «Insomma, come stanno mamma e papà? Lorenzo come sta?»