Centrali nucleari, Italia pioniera per lo smantellamento ma a rischio infrazione

La centrale nucleare di Latina
di Alessandro Di Liegro
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Lunedì 24 Settembre 2018, 15:42
Secondo uno studio del 2015, realizzato su un campione di oltre 10mila persone, un italiano su due non sa che sul territorio nazionale sono presenti impianti nucleari. Come se, dopo il referendum del 1987, le centrali si fossero improvvisamente volatilizzate. In Italia, a oggi, sono quattro le centrali nucleari ancora presenti, altrettanti gli impianti del ciclo del combustibile, più il reattore di ricerca Ispra1 a Varese, tutti chiusi dalla data del referendum, se non prima, e che Sogin, l's.p.a. totalmente detenuta dal Ministero dell'Economia e Finanze, ha incarico di smantellare. Il primo, a Bosco Marengo in provincia di Alessandria, concluderà il suo iter di decommissioning nei primi mesi del 2019, mentre l'ultimo – Saluggia (Vc) - secondo i piani di Sogin, dovrebbe essere smantellato intorno al 2036. Fondata nel 2001, la società ha ottenuto le istanze di disattivazione degli impianti intorno agli anni dieci del 2000, prendendo in carico lo smantellamento delle centrali e la gestione dei rifiuti radioattivi, nonché l'individuazione e la creazione del deposito nazionale delle scorie nucleari, un'area sicura dove smaltire in sicurezza i materiali di risulta radioattivi.

Nel nucleare l'Italia è stata pioniera sia nella costruzione - con la centrale di Latina che era la più potente d'Europa nei primi anni '60 - sia nello smaltimento, grazie all'esperienza pregressa costruita negli ultimi decenni, essendo stata la prima a decidere dell'uscita dal nucleare. Esperienza di progettazione e management che Sogin sta esportando in Europa e in Asia. Persino il Giappone ha manifestato interesse per le tecnologie, realizzate dalla società pubblica, già attive come nella centrale di Sessa Aurunca in cui è stato scarificato e demolito il camino senza rilasciare un solo isotopo nell'atmosfera, ricevendo consensi anche dall'Iaea, l'agenzia Onu che si occupa di energia nucleare. Nella conferenza generale Iaea, attualmente in corso a Vienna, si è discusso della revisione che Iaea ha realizzato lo scorso giugno negli impianti di Sessa Aurunca e Trino Vercellese, che si è conclusa positivamente con il plauso della commissione di esperti. Nonostante ciò, lo scorso maggio l'Italia ha ricevuto una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, che ha deferito il governo italiano, insieme ad Austria e Croazia, per i ritardi nella presentazione del piano sullo smaltimento dei rifiuti nucleari e del combustibile esaurito. Mentre i primi sono stoccati temporaneamente in oltre venti depositi sul territorio, i secondi sono stati conferiti in Francia e in Inghilterra, dove sono stati lavorati e le cui scorie torneranno in Italia entro il 2025, anno nel quale si spera che sarà già stato realizzato il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.

Questa è un'altra delle note dolenti, in quanto la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) è già pronta, con diverse decine di località sparse un po' in tutta Italia, in quei luoghi che rispettano i criteri dettati dall'Autorità di Controllo (ex Ispra, ora Isin), in attesa che il Governo dia il nulla osta per il via libera al dibattito pubblico.
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