Siena, intascavano i soldi destinati ai migranti: arrestato un imprenditore e indagato un sacerdote

Siena, intascavano i soldi destinati ai migranti: arrestato un imprenditore e indagato un sacerdote
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Lunedì 21 Maggio 2018, 19:10
Per anni avrebbero pilotato le gare indette dalla prefettura di Siena per per la gestione dei centri di accoglienza dei migranti. Dal 2015 al 2018, dopo essersi aggiudicati gli appalti, si sarebbero accaparrati i finanziamenti. In carcere è finito un imprenditore del settore alberghiero e della ristorazione che opera nel senese, accusato di turbativa d'asta. All'organizzazione che aveva messo in piedi il "sistema" sono stati sequestrati oltre 300 mila euro. Tra i quattro indagati nell'inchiesta c'è anche un sacerdote della diocesi di Grosseto.

 L'ACCUSA
Almeno 600.000 euro dei compensi percepiti dalle società gestite dall'organizzazione non sarebbero stati utilizzati per l'assistenza e il sostentamento degli immigrati «ma distratti verso conti correnti personali intestati ai responsabili del disegno criminoso, o a società agli stessi riconducibili». A dare avvio alle indagini è stata la stessa Prefettura di Siena, che ha segnalato alla Guardia di Finanza alcune anomalie, di cui era venuta a conoscenza, nella gestione di due società che negli ultimi anni si erano aggiudicate il servizio di accoglienza immigrati presso tre centri, ubicati uno nel comune di Monticiano e due nel comune di Sovicille e che si proponevano nuovamente per la gestione anche per il 2018.  Con l'operazione, denominata «Picket», le Fiamme Gialle di Siena hanno accertato la costituzione, da parte di tre soggetti di un'impresa creata ad hoc sulla ceneri di una società fallita nel 2014, per partecipare alle gare di aggiudicazione dei servizi di accoglienza. Le cariche societarie venivano ricoperte da soggetti conniventi mentre, di fatto, la gestione era curata direttamente dall'imprenditore fallito che gravato da diversi precedenti penali non avrebbe potuto partecipare ai bandi di gara pubblici.
Tra i requisiti necessari per la partecipazione al concorso, era prevista la sottoscrizione di una convenzione con operatori privati attivi nel campo dell'assistenza sociale, per l'espletamento di servizi di natura assistenziale sociale e sanitaria. «Al fine di ottemperare alla carenza di tale requisito, è stata escogitata - spiega una nota della Gdf - la sottoscrizione di una falsa convenzione con un ente del grossetano che pur non avendo la struttura e i mezzi per l'esecuzione di quei servizi si impegnava a fornirli». Agli atti anche intercettazioni telefoniche, testimonianze e il risultato delle perquisizioni già eseguite, che hanno portato al sequestro della documentazione bancaria. La sovrapposizione delle investigazioni classiche agli approfondimenti documentali e contabili - ha consentito di ricostruire l'intera truffa. La ricostruzione dei fatti gestionali dell'impresa fallita, dei flussi finanziari dall'erogazione dei compensi governativi alla loro reale destinazione, mascherata mediante manovre ed operazioni atte ad ostacolarne l'origine illecita ha consentito di scoprire che almeno seicentomila euro erano stati oggetto di illecita distrazione e di indebito reimpiego.
I responsabili, quattro uomini legati tra loro da vincoli di amicizia e affari, sono stati denunciati per turbativa d'asta, appropriazione indebita e autoriciclaggio e il principale riferimento del sodalizio criminale è stato tratto in arresto. Per gli altri sodali sono state disposte misure restrittive della libertà personale, mediante l'obbligo di firma quotidiano presso la forza di polizia del luogo di residenza e la sospensione dalle cariche societarie. Tra i soggetti coinvolti vi è anche un sacerdote della diocesi di Grosseto.

IL SEQUESTRO
L'autorità giudiziaria ha, inoltre, disposto il sequestro di denaro, beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di 317.000 euro, corrispondente all'ammontare delle somme indebitamente percepite e successivamente riciclate - come accertato dalla Guardia di Finanza mediante la ricostruzione dei movimenti bancari - mediante l'acquisto di quote di una società e l'erogazione di finanziamenti a terze società.
I sequestri sono stati operati su conti correnti, quote societarie, beni immobili. La Prefettura di Siena, per il bando di gara del 2018 aveva già estromesso le due società, riconducibili agli stessi indagati, per via delle irregolarità riscontrate.  Il ricorso amministrativo proposto contro il provvedimento della Prefettura è stato respinto dal Tar della Toscana.
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