Shalabayeva, la Cassazione: «Espulsione illegittima»

Shalabayeva, la Cassazione: «Espulsione illegittima»
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Mercoledì 30 Luglio 2014, 15:29 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 18:10

Un'espulsione illegittima. Stesso giudizio per il blitz notturno della polizia nella villa romana di Casalpalocco dove si trovava la donna alla fine del maggio dello scorso anno - viziato da «manifesta illegittimità originaria». Altrettanto illegale è stato il trattenimento di Alma nel Cie di Ponte Galeria. Ad affermarlo è la Cassazione con un verdetto che fotografa come un totale abuso tutta la vicenda Shalabayeva in seguito alla quale il ministro dell'Interno Angelino Alfano, titolare del Viminale anche quando il caso scoppiò, fu investito dalle polemiche che portarono alle dimissioni dell'allora capo di gabinetto Giuseppe Procaccini. Il Viminale è stato condannato a pagare le spese di giustizia a favore della Shalabayeva. Dopo il deposito delle motivazioni con le quali la Suprema Corte ha accolto in pieno il ricorso dei legali della Shalabayeva cancellando il decreto del giudice di pace di Roma che il 31 maggio 2013 aveva convalidato le misure coattive, sono tornate a levarsi le richieste di dimissioni del ministro Alfano. Per i M5s «erano evidenti e palesi da subito le violazioni perpetrate a danno della Shalabayeva e dettate da oscuri interessi e favori di cui il ministro è stato l'esecutore materiale». Per il capogruppo di Sel Arturo Scotto «il ministro Alfano, che ha scaricato sulla struttura del Viminale le colpe, ora non ha più scuse: si dimetta!». A difendere Alfano è Nunzia De Girolamo (Ncd): «Sel e M5S hanno perso l'ennesima occasione per tacere: il ministro chiese la revoca dell'espulsione». A dicembre, Shalabayeva è tornata in Italia con la figlioletta Alua di sei anni - caricata anche lei sull'aereo kazako che le ha riportate a 'casà - e ad aprile ha ottenuto per entrambe l'asilo politico valido cinque anni. Suo marito è agli arresti in Francia dallo scorso luglio ma la Cassazione d'oltralpe ne ha bloccato per ora l'estradizione verso la Russia. Ablyazon - ex ministro del commercio e dell'energia - è accusato dai russi di aver frodato la banca centrale kazaka. Tra le anomalie riscontrate dagli 'ermellinì c'è anche il blitz a Casal Palocco.

Era finalizzato alla cattura di Ablyazon - rileva la sentenza 17407 scritta dal consigliere Maria Picierno - e non per finalità di prevenzione e repressione dell'immigrazione irregolare.

Per la Cassazione, c'è stata troppa fretta da parte delle autorità italiane: «la contrazione dei tempi del rimpatrio e lo stato di detenzione e sostanziale isolamento della donna, dall'irruzione alla partenza, hanno determinato un irreparabile vulnus al diritto di richiedere asilo e di esercitare adeguatamente il diritto di difesa».

Alla Shalabayeva non è stata nemmeno fatta la traduzione delle domande e la polizia - sottolinea la Cassazione - era a «conoscenza dell'effettiva identità della ricorrente», ossia sapeva che era la moglie di un dissidente ricercato. Quanto ai documenti della donna, la Suprema Corte osserva che il passaporto diplomatico rilasciatole dalla Repubblica Centroafricana era valido e non contraffatto, e validi erano anche i permessi di soggiorno rilasciati dal Regno Unito e dalla Lettonia.

La soddisfazione della difesa «Siamo felici di questa pronuncia che è peraltro la naturale conclusione della vicenda che accoglie tutti gli spunti e le riflessioni che avevamo, insieme al professore Cerulli Irelli sottolineato nell'atto che era all'attenzione della Corte di Cassazione». Lo afferma con l'avvocato Riccardo Olivo che ha seguito la vicenda che ha coinvolto Alma Shalabayeva, alla fine di maggio del 2013 fu espulsa dall'Italia, ritenuta illegittima dalla Corte di Cassazione «Il provvedimento della Cassazione - continua Olivo - sembra accoglere in toto le ragioni della signora Alma Shalabayeva e che finalmente ricorstruisce la vicenda per come la signora l'ha vissuta e noi l'abbiamo rappresentata a tutte le autorità con cui ci siamo interfacciati».

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