E ieri è arrivato il sì del giudice che ha disposto la revoca degli arresti in carcere sostituendo il provvedimento di custodia cautelare con gli arresti domiciliari da scontare in una struttura protetta. Da
ieri Moroni, accusato di omicidio e in stato di shock dal giorno della tragedia, si trova in una comunità di accoglienza, dove resterà fino a nuove e diverse disposizioni del giudice. «Moroni è un uomo molto provato - dice il legale Lucia Stecconi - il mio intento era quello di tenerlo fuori dal carcere, perché non era
quella la struttura per lui adatta e per questo fin da subito, l'azione legale è stata indirizzata in questo senso. Ora il giudice ha accolto l'istanza presentata in favore del mio assistito e per questo mi sento di
esprimere soddisfazione».
Una tragedia dentro la tragedia quella che ha colpito la famiglia Moroni. Luca, 46 anni, ucciso da un fendente alla gola dal padre, ha trascorso gli ultimi trent'anni della sua vita alla prese con la tossicodipendenza da eroina. Proprio la dipendenza dalle droghe pesanti e dall'alcol sarebbero all'origine dell'ennesima lite scattata nell'appartamento di via Buozzi dove padre e figlio vivevano. Liti frequenti, dicono i vicini. Alla continue richieste di denaro del figlio facevano seguito i tentativi del padre di porre un freno alla dipendenza dalla droga di Luca. E poi la continue perdite di controllo da parte di Luca, ormai consumato e logorato, nel fisico e nella mente, dalla tossicodipendenza e dall'uso improprio di psicofarmaci.
Proprio un atteggiamento violento sarebbe all'origine della reazione che ha portato Roberto a colpire il figlio con il coltello. «Era fuori di sé, mi ha aggredito nel sonno, io mi sono solo difeso» ha detto in lacrime Roberto Moroni alla Polizia subito dopo il fatto.
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