Lucia, sfigurata con il vetriolo, accusa in aula l'ex fidanzato: «Ho paura che cerchi di finire il lavoro»

Luca Varani, l'ex fidanzato di Lucia Annibali
di Nino Cirillo
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Sabato 22 Febbraio 2014, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 12:11
Un filo di voce, alla fine di una giornata interminabile: Ho paura, ho ancora paura che lui mandi qualcuno a finire il suo lavoro.... Ha ancora paura Lucia Annibali, che pure è una donna d’acciaio, e la confessa tutta a Francesco Coli, il suo avvocato, alle otto della sera, appena il pm Monica Garulli finisce di parlare. Sei ore di requisitoria che non sono bastate neppure per pronunciare le richieste di condanna: tutto rinviato a questa mattina.



L’uomo che potrebbe mandare «qualcuno a finire il suo lavoro», è qualche metro più in là, alla destra di Lucia, sulla stessa prima fila di banchi, nell’auletta del giudice Maurizio Di Palma. Si chiama Luca Varani, ha 37 anni e oggi, con i capelli cortissimi, le scarpe basse e gli abiti dimessi, è solo la controfigura dello smargiasso bon vivant che la Pesaro by night ricorda.



Le foto e gli occhi bassi Il «suo lavoro» non l’ha finito perché quella sera - era il 16 aprile scorso - Lucia riuscì istintivamente a proteggersi con una mano dal vetriolo, perché le sue lenti a contatto fecero il resto, perché i dieci interventi chirurgici subiti l’hanno riportata pian piano a una vita quasi normale. Ma Lucia stasera ha ancora paura: non le basta neppure che siano in carcere anche i due albanesi indicati da Varani stesso come gli esecutori materiali dell’agguato, Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj, il primo che le gettò l’acido solforico in faccia e il secondo che rimase a fare il palo.

Lucia ha avuto la forza di guardare le terribili fotografie del suo volto dopo l’agguato, proiettate in aula dal pm, mentre Varani è rimasto con gli occhi bassi. Ha resistito ad ascoltare tutta la requisitoria senza mai allontanarsi, dando qualche cenno di impazienza solo all’inizio, davanti alle due eccezioni della difesa -puntualmente respinte- che però un paio d’ore le hanno fatte perdere. Ma alla fine le è tornata la paura.



Un amore malato Fu una storia d’amore malato, venuta fuori solo per il suo coraggio, solo perché ha voluto a un certo punto gridare al mondo: «Sono loro che hanno perso la faccia». Un canovaccio balordo di provincia: lui che ha una fidanzata ufficiale e continua a frequentare Lucia, lui che aspetta una bambina da quella donna e Lucia che s’infuria, che tronca di netto. E l’inferno che comincia, perché Luca non ammette sconfitte: liti e minacce fino a quelle manopole del gas manomesse un mese prima del vetriolo che oggi valgono a Varani l’accusa più pesante, il tentato omicidio.

Rischia una condanna pesantissima: potrebbe arrivare -comprese le accuse di stalking e di lesioni gravissime, e con lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato- a una ventina di anni di carcere. La stessa pesante richiesta di condanna che incombe sui due albanesi. Talmente pesante da poterli anche convincere che forse è arrivato il momento di aprire bocca, che l’ostinato silenzio mantenuto dal giorno dell’arresto non paga. E a chiarire il rapporto che li lega a Varani, che in fondo è stato lui a tirarli in ballo, ad ammettere che li aveva davvero incaricati di usare il vetriolo, anche se solo «per danneggiare la macchina di Lucia».



«L’avvocato lo paga lui» È stato sempre Varani, quest’estate, a scrivere una lettera a Talaban e Precetaj per dare precise indicazioni sulla versione da fornire. Tutto fa immaginare una specie di trattativa sotterranea non ancora conclusa, come dimostrano certe intercettazioni raccolte dagli albanesi: «L’avvocato ce lo deve pagare lui ...».

Si ricomincia oggi da dove si è lasciato: un’altra ora buona per il pm Garulli e poi la parte civile e le difese. La sentenza si allontana, probabilmente se ne riparlerà la settimana prossima.
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