Scorta abusiva a Gigi D’Alessio: «Non sapevo che fosse illegale»

Scorta abusiva a Gigi D’Alessio: «Non sapevo che fosse illegale»
di Mary Liguori
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Giovedì 22 Ottobre 2015, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 09:56

Non solo lo scortarono, ma addirittura lo fecero accomodare nella loro macchina, una «civetta» della polizia che in quelle ore risultava impegnata in un servizio antirapina. Ciò per assicurarsi che non arrivasse in ritardo alla presentazione del suo cd. Gigi D’Alessio ha ammesso l'episodio della scorta abusiva della polizia al centro dell'inchiesta che due settimane fa ha portato all'arresto di 16 persone, e le sue dichiarazioni, se da un lato non cambiano il suo status di non indagato, dall’altro accrescono il carico di responsabilità per i poliziotti finiti in carcere con l'accusa di avere fatto affari col clan Belforte e di avere utilizzato una macchina di servizio per scorrazzare l'artista in giro per Napoli.

Due giorni fa, il sostituto procuratore Antimafia, Luigi Landolfi, ha depositato i verbali delle dichiarazioni del cantante e del suo manager rispetto a quell'episodio, e quello redatto mentre, invece, a rispondere alle domande del pm, negli uffici giudiziari del Centro direzionale, c'era Anna Tatangelo. Le carte saranno utilizzate dalla procura lunedì prossimo, quando i giudici del Riesame valuteranno le istanze di scarcerazione presentate dai tre agenti, due dei quali rispondono dell'accusa di avere usato una macchina di servizio per accompagnare senza alcuna autorizzazione il cantante a un evento musicale e di essersi registrati in commissariato, in quelle stesse ore, come impegnati in un servizio antirapina.

«La sera dell'11 dicembre del 2013 - si legge nel verbale in cui D'Alessio risponde al procuratore - io ed il mio manager alloggiavamo presso l'hotel Vesuvio, in via Partenope, a Napoli.

Albano arrivò con un'Alfa 156 assieme ad un suo collega e ci informò che non saremmo mai riusciti ad arrivare in tempo se ci avessero fatto da staffetta anticipando la nostra auto nel traffico, come facevano di solito, quindi ci disse che dovevamo salire in macchina con loro». Alla Fnac, dove era in programma per quella sera la presentazione del disco, l'artista e l'impresario ci arrivarono dunque a bordo dell'auto della polizia, la stessa vettura che in quelle ore risultava impiegata in un servizio anticrimine a Marcianise.

«Non credevo che fosse illegale. Conoscevo Alessandro Albano da tempo - ha aggiunto D'Alessio - sapevo che era un poliziotto e non avevo motivi per diffidare di lui». E invece, il sovrintendente e il suo autista avevano messo a registro in commissariato un'attività sotto copertura, per poi prendere contatti telefonici col nipote del cantante, farsi dare direttive sul luogo in cui incontrare D'Alessio e partire alla volta di Napoli. L'episodio della scorta abusiva, così come ricostruito dalle indagini della squadra mobile di Caserta - diretta dal vicequestore Alessandro Tocco - si cristallizza dunque nel racconto del diretto interessato, D'Alessio, appunto, e in quello del suo manager, a sua volta interrogato dal pm e autore di una versione dei fatti perfettamente combaciante con quella resa dall'artista. Lunedì, quei verbali saranno utilizzati dalla procura in sede di Riesame, così come le informazioni acquisite dall'escussione di Anna Tatangelo. La compagna di D'Alessio non era presente la sera dell'evento alla Fnac, ma ha parlato di un altro episodio che ha avuto per protagonista l'agente Albano. Lo scorso 15 settembre, infatti, la Tatangelo ha tenuto un concerto a Marcianise durante i festeggiamenti patronali, ed anche in quel caso Albano fece da «accompagnatore».

«Fu lui a proporsi, per evitarmi la calca di fans - ha spiegato l'artista al pm - Non ci vidi nulla di strano tantomeno pensai che potesse essere illegale». Sia D'Alessio che la compagna hanno poi sottolineato che Albano non ha mai fatto parte del loro staff, benché al di là dei due episodi oggetto dell'interrogatorio, vi siano numerosi video che provano che il cantante napoletano è stato anche altre volte in compagnia del poliziotto finito in carcere, oltre che per la storia della scorta, anche con l'accusa di aver fatto favori agli spacciatori del clan Belforte di Marcianise. E anche su questo fronte investigativo, la Dda ha prodotto nuovi atti. Primo tra tutti, l'interrogatorio di Paride Amoroso, il consigliere comunale di Marcianise ed ex assistente di più di un parlamentare, indagato nell'ambito della stessa inchiesta con l'accusa di essersi servito di Alessandro Albano per acquisire informazioni riservate dall'archivio delle forze dell'ordine. Amoroso ha ammesso di aver chiesto il favore al poliziotto, ma ha respinto l'accusa di avere avuto rapporti con esponenti della criminalità organizzata. «Donato Bucciero - ha detto - mi fu presentato da Albano ed essendo questi un poliziotto, non avevo motivo di dubitare della sua rettitudine». Bucciero, considerato elemento di spicco della fazione dei Belforte che si occupa della droga, è finito in manette quindici giorni fa assieme ai poliziotti. Amoroso, nel 2013, candidò alle elezioni comunali di Marcianise sua nipote. Episodio sul quale la Dda sta cercando di far luce, così come su un presunto scambio di voto per le comunali di Caserta che avrebbe visto lo stesso cartello criminale, spalleggiato dai poliziotti infedeli, portar consensi e determinare l'elezione di un candidato alla carica di consigliere.